Ti ho ucciso,
e il cuore
mi si è incrinato
come vetro sottile.
Non volevo.
Ma eri lì,
tra i miei piedi,
in casa mia,
dove cerco pace
e non allarmi.
Era bello il tuo corpo,
così perfetto
nella sua logica diversa.
Era arte la tua ragnatela,
più precisa di certi pensieri umani.
Ma il mio corpo,
che ha memoria del dolore,
ha tremato.
Non sapevo chi fossi.
Non sapevo se pungessi,
se mordi,
se porti via il sonno o la pelle.
Ho conosciuto il veleno,
ho portato macchie per mesi,
e adesso — perdonami —
ho scelto la mia vita.
Ti ho guardato dopo,
disteso, immobile,
e ti ho pregato piano,
senza parole:
che tu possa tornare altrove,
in un angolo d’erba,
in un ramo di bosco,
sul ponte dell’arcobaleno,
dove nessuno ti tema.
Io non sono carnefice.
Sono solo una donna
che ha paura.
E che oggi ha scelto,
in silenzio,
la legittima difesa.
Amen.🙏
S.S.C.