La vita familiare di un tifoso è una continua partita giocata tra il divano e la cucina, tra il sugo che sobbolle e il pallone che rotola. C’è chi trova gioia nel rimestare una pentola, e chi invece si strugge per un fuorigioco dubbio.
Domenica sera, mentre il nostro eroe si aggrovigliava nell’angoscia per un Motta e un Giuntoli qualsiasi, la sua dolce metà gli stirava le camicie con dedizione. Lei, anima nobile e paziente, si limitava a offrirgli una panina con du’ tocchi di salame, sperando in un momento di gratitudine. Ma lui, con la leggerezza di chi ha il cuore oppresso dal risultato dell’Arezzo, pensava solo alla partita: “Beata te che mangi poco e hai i fianchi sodi, io invece mi sprofondo in questo divano scomodo… ma aspetta, Pattarello è in attacco!”
E mentre la dolce metà meditava vendetta (o almeno un tè molto, molto caldo sul suo amato tifoso), ecco che il nostro si lanciava nella telecronaca casalinga della partita. L’Arezzo ha giocato bene per 35 minuti – un calcio quasi poetico – prima di trasformarsi nella solita sofferenza da campionato. Trombini ha parato tutto il parabile, le frecce dell’attacco hanno retto finché hanno potuto, ma alla fine l’Ascoli ha avuto la meglio.
E così, tra cori da curva che prosciugano l’anima, errori arbitrali dubbi e il sogno di portare a casa tre punti, il nostro tifoso si prepara alla prossima trasferta. Con una certezza incrollabile: comunque vada, a casa lo aspetterà sempre una camicia stirata e, se è fortunato, una panina col salame.
Meglio sempre un culaccio di salame, che stirare