Tivor, il tecnico dei propulsori, si dedicava a trovare la giusta combinazione spazio-temporale tra Sirio A e Sirio B, regolando con precisione la tensione di supporto proveniente da Procione. Intanto, dall’oblò, Blassy osservava le stelle di Orione: Betelgeuse, la rossa, e Rigel, la blu. Sognava il ritorno in Oklahoma, dove sperava di andare da Nancy, la parrucchiera delle celebrità, per tingersi i capelli corti e ricci di rosso e blu. Un colore per ammaliare un uomo, e l’altro per sedurre un altro.
Blassy aveva studiato da bambina dalle Carmelitane Scalze, repressa da un’educazione rigida. Una volta adulta, aveva scoperto le sue passioni, condivise da uomini e donne. Per sfuggire ai pregiudizi e al suo odio per le mansioni casalinghe, si era iscritta a un corso di specializzazione in sollecitazione astrale in assenza di gravità. Gli esercizi di contorsionismo e movimenti acrobatici l’avevano resa una maestra nell’imitare la flessibilità di una piovra, mentre i suoi scatti ricordavano il movimento rapido di un uccellino in cerca di briciole.
Lassy, la dottoressa, era invece intenta ai calcoli volumetrici dei sacchi di plastica da fissare all’anello rotante. Rino calcolava la distanza da un buco nero che poteva interferire con la rotta dell’astronave. I buchi neri, secondo teorie del XXI secolo, erano residui di fusioni stellari, simili ai vuoti lasciati dagli isotopi dell’idrogeno nei reattori a fusione.
Nel frattempo, Arton, il comandante, osservava un vecchio video di famiglia: suo figlio Piccy in braccio alla moglie Carol, una donna minuta ma armoniosa.
Quando arrivò il momento di entrare nei loculi spazio-temporali per l’ibernazione, Blassy disse che si sarebbe preparata nella toilette, mentre Bertol si fece un panino col salame per il lungo viaggio. Rimasti soli, i due ritardarono l’avvio della partenza e si abbandonarono a un amplesso appassionato. Rigel stessa sembrò arrossire, come Betelgeuse, sotto gli sguardi curiosi degli abitanti di Orione, un sistema in cui gli esseri si riproducevano per fotosintesi e alternavano i generi tra giorno e notte senza però mai agire.
Durante il tragitto, un’interruzione nella cintura di asteroidi provocò il distacco di due sacchi di plastica contenenti escrementi. Tuttavia, l’equipaggio rimase in ibernazione. Giunti nei pressi della Luna, il sistema automatico svegliò Arton, seguito dagli altri membri. Ma l’allarme scattò nel loculo di Blassy: la dottoressa Lassy scoprì, con una risonanza tridimensionale, che Blassy era stata fecondata da Bertol e portava in grembo un organismo monocellulare vivente.
Dopo tre giorni, l’astronave attraccò alla stazione orbitante 3×6 AT. L’equipaggio fu trasferito in una navetta per Dallas, e Blassy, insieme a Bertol, si stabilì in Oklahoma, dove crebbero il figlio Dean fino all’età di sette anni.
A Tulsa, una zona nota per i giacimenti di iodio e petrolio, si verificò un evento insolito: una pioggia mista a palline di grandine e… escrementi. L’origine del fenomeno era evidente. Blassy lasciò Bertol e Dean e si trasferì a Los Angeles, dove iniziò a esibirsi come attrice in spettacoli stravaganti.
Blassy e la valigia maledetta
Sotto falso nome, Blassy, ex astronauta e stimolatrice dell’equipaggio della spedizione “To Sirio and Return”, nonché madre di Dean, riuscì a trovare lavoro in uno spettacolo di contorsionismo atletico. La sua apparizione al Dolby Theatre non passò inosservata al mago Merloy, degno erede degli illusionisti e prestigiatori di epoche passate.
Merloy, che si vantava di essere anche un indovino, inviò nel camerino di Blassy un mazzo di rose rosse accompagnato da un biglietto d’invito per una visita nel suo studio privato. Sempre aperta a nuove avventure, Blassy accettò e si recò al numero 456 di Mulholland Drive. Al videocitofono, un vecchio modello, una voce le domandò:
– Chi è?
La contorsionista, pensierosa, si disse fra sé e sé:
– E se andasse bene?
Una volta entrata, Merloy la fece accomodare su un ampio divano e le mostrò una valigia. Era simile a quelle usate come bagaglio a mano nei voli delle compagnie aeree del XX secolo. Il mago la invitò a provare a entrarci.
Merloy, uomo senza scrupoli e privo di qualsiasi rimorso, aveva già commesso dodici omicidi con le sue precedenti assistenti, utilizzando lame affilate o denti di sega. Anche con Blassy volle fare una prova nel suo studio privato. Riuscì, senza ferirla, a inserire ben dodici spade nella valigia mentre lei vi era rannicchiata.
Impressionato dalla riuscita, il mago la scritturò per uno spettacolo di magia all’Encore Theatre di Las Vegas.