E come al solito venne il tempo del raffreddore.
Mattina.
La narice sinistra ci arrivò dopo aver lavorato tutta la notte. E apri e chiudi. E inspira ed espira. E mamma che freddo e mamma che caldo. E dentro e fuori. E prima e dopo. E ma come si fa con tutto questo moccio…
La narice destra niente, porte chiuse.
– È il mio turno del ciclo nasale – aveva detto verso le 23. Aveva chiuso quel che poteva chiudere e si era messa a dormire.
Alle 6 circa la narice sinistra era così stanca e arrossata che doveva prendere un gran respiro per respirare. Ma c’era quel raffreddore in circolo e non poteva. La narice destra, invece, niente, come morta.
– Mi dai il cambio?
Silenzio.
– Mi dai il cambio?
Starnuto.
– Guarda che il ciclo nasale non funziona così! – disse la narice sinistra, ansimando, ma alzando il tono per quel che poteva.
– Oggi no – fu la risposta della narice destra, appena udibile.
– Oggi che?
– Oggi no, non me la sento. Forse nel pomeriggio, ma non lo so.
La narice sinistra, di natura, era una narice calma e riflessiva. Lo sono un po’ tutte le narici, a dire il vero. Dobbiamo mettere in conto, però, che la notte era stata lunga ed era piuttosto stanca. E poi era arrivato il tempo del raffreddore. Fu per questo, io credo, che nemmeno rispose. Chiuse baracca e burattini e chi s’è visto s’è visto.
Passarono quanti… 4… 5 secondi?… e il portatore di quelle narici ebbe un sussulto e cominciò ad annaspare. Per forza: non respirava!
Si stropicciò il naso, c’infilò le dita, ravanò con le unghie e la narice sinistra non resse e si riaprì. Niente: era troppo stanca, anche per riposarsi.
La destra, invece, immobile.
– No, no e no! – urlò la sinistra. Ed iniziò a spingere flotte di secrezione catarrale su quella parte del naso che era sua sorella. E spingi e spingi e spingi la narice destra, alla fine, s’aprì. E gocciolò colla verde come una fontana di pistacchio.
Fu così che iniziò il peggio. Che iniziava il peggio. Ogni volta, non c’è che dire.
La rappresaglia di moccoli. La faida di secrezioni. La rivalsa di starnuti. La ripicca di bolle e sputi.
Finché si fece avanti un fazzoletto paziente e il litigio, come al solito, finì sul niente.
Si segnala che l’immagine è parte di un processo creativo che ha chiamato in causa l’intelligenza artificiale. Da qui il nome della serie “Ai Stories”.