Ci sono momenti nella vita in cui ci troviamo a riflettere su chi siamo e da dove veniamo. Spesso, questi pensieri nascono da un incontro con gli oggetti, le immagini e i ricordi lasciati da chi ci ha preceduto. Non parlo solo di eredità materiali, ma di qualcosa di più sottile e prezioso: le tracce di vite vissute, frammenti di esperienze che, a poco a poco, compongono una narrazione più ampia e di cui magari, minimamente, ci siamo interessati nel corso degli anni.
È curioso come, crescendo, tendiamo a vedere le persone a noi più vicine, soprattutto i genitori, solo attraverso il ruolo che hanno ricoperto. Li vediamo come coloro che hanno provveduto ai nostri bisogni, che ci hanno guidato, insegnato, protetto o contrastato. Ma dietro ogni ruolo c’è una persona, una storia che spesso resta in ombra e di cui mai ci siamo interessati, se non distrattamente, da qualche racconto frammentato dei nostri genitori.
Forse è naturale. Siamo abituati a pensare a chi ci ha concepito come punti di riferimento, quasi figure immutabili. Eppure, se ci fermiamo a osservare più attentamente, scopriamo che sono stati giovani, innamorati, pieni di sogni e progetti, che hanno strada facendo subito battute d’arresto dolorose,che sono caduti e poi rialzati, tenendosi per mano, oppure incolpandosi vicendevolmente. Hanno vissuto avventure, affrontato sfide, coltivato speranze che forse non abbiamo mai compreso fino in fondo e di cui, ora che sono dipartiti, ne potremo capire la portata.
È facile dare per scontato chi ci è vicino, specialmente quando il tempo sembra infinito. Solo più tardi, spesso troppo tardi, realizziamo quanto poco abbiamo chiesto, quanto poco abbiamo ascoltato. Ci sfugge il fatto che la loro storia non è solo parte del loro passato, ma anche un tassello del nostro presente.
Questo vale sopratutto per i genitori, ma anche per tutte le persone che ci circondano. Ogni individuo è una miniera di ricordi, esperienze e valori che meriterebbero di essere condivisi e tramandati. Chissà i nostri avi, quante battaglie hanno dovuto combattere per uscirne vivi e, procreando, darci la possibilità, oggi, di camminare su questo pianeta! In un’epoca in cui tutto corre veloce, riscoprire l’importanza della memoria, del racconto, dell’ascolto profondo è un atto di grande significato per non sentirsi “foglie al vento”!
Chiedere, ascoltare, scoprire: non sono solo gesti di curiosità, ma anche atti di amore. Scoprire un lato diverso di chi pensavamo di conoscere ci arricchisce. E, in un certo senso, ci riporta più vicini a loro, come se il tempo passato insieme acquistasse un nuovo significato.
La memoria è un dono. Non lasciamola sfumare, né rinchiusa in cassetti o album dimenticati. Coltiviamola, perché in quelle storie c’è molto più di una semplice narrazione: c’è un’eredità di valori, scelte e sacrifici che può ispirarci a vivere con maggiore consapevolezza.
Posso dire di portare ancora sulle spalle, e nel cuore, la fatica di svuotare la casa dei miei genitori all’isola d’Elba, un compito affrontato con il supporto delle mie sorelle minori. Insieme, abbiamo scelto di non buttare nulla, dividendo ogni cosa con attenzione e rispetto, assegnando i mobili e gli oggetti in base agli spazi disponibili, senza mai discutere. È stato un processo lungo, pieno di emozioni, ma lo abbiamo affrontato con amore e gratitudine e tanto, tanto rimpianto!
Riflettendo su quell’esperienza, ho iniziato a prepararmi per il momento in cui toccherà ai miei figli. È un pensiero che mi accompagna e mi spinge a catalogare e semplificare ciò che ho accumulato, in cinquant’anni di matrimonio, per lasciare loro meno oneri, dispiacere e sconforto. Perché, al di là del valore materiale, ciò che conta davvero è il ricordo, l’amore, il legame che rimane.
E forse, riflettendo su questo inevitabile distacco, per tutti cronologicamente differente, ma “certo”, impariamo anche qualcosa di noi stessi e , per chi ha la fortuna di avere ancora genitori in salute, riuscire, con empatia, a farsi raccontare delle loro vite per poter custodire, nel nostro cuore, non solo la figura genitoriale, ma anche quella di una coppia che, pur non avendo potuto frequentare una scuola per genitori (che, tutt’oggi mi pare non esista), hanno messo tutto l’impegno possibile per concederci di vivere una vita migliore della loro. S.S.C.