Medici: dentro le guerre di una “mafia” rinascimentale
Chiesa, potere, denaro e delitti: aspetti che spesso sfuggono agli storici ma che emergono dalle vicende della famiglia Medici. Le loro lotte, intrighi e alleanze si protrassero per oltre un secolo, facendo eco alle attuali guerre tra famiglie criminali. Tra queste figure, Giovanni di Bicci de’ Medici si distinse per una strategia finanziaria e politica che gettò le basi della potenza della dinastia.Continua a leggere
Nato nel 1360 da Averardo de’ Medici, detto “il Bicci”, e Jacopa Spini, Giovanni rimase orfano del padre a soli tre anni. Averardo era un modesto prestatore, attivo in ambito agricolo e boschivo, ma senza grande rilievo economico. La vedova Jacopa, impossibilitata a sostenere il figlio da sola, lo affidò ai Vieri, un ramo della famiglia Medici già affermato nel settore del credito e della gestione patrimoniale, con clienti anche al di fuori di Firenze.
L’Ascesa di Giovanni di Bicci
Nel 1386, Giovanni assunse la responsabilità della filiale romana del banco di cambio. Undici anni dopo, nel 1397, rilevò l’intera partecipazione dei Vieri e trasferì la sede principale a Firenze, ribattezzandola Banco dei Medici. Qui dovette confrontarsi con famiglie potenti come gli Strozzi, attivi da decenni nel settore finanziario. La rivalità con questa famiglia segnò l’ascesa dei Medici e si protrasse fino al 1558, con la morte di Piero Strozzi, un conflitto che durò dunque oltre 150 anni.
Potere e chiesa: un legame strategico
Giovanni consolidò il potere della famiglia anche attraverso l’alleanza con Baldassarre Cossa, originario di Ischia, che divenne antipapa con il nome di Giovanni XXIII nel 1410. Questo Giovanni XXIII non va confuso con il papa canonizzato del XX secolo: Baldassarre fu infatti un uomo di potere e ambizione, nominato prete, vescovo, cardinale e papa in un solo giorno dal conclave di Bologna.
La Chiesa del periodo era divisa tra tre papi: Gregorio XII, Benedetto XIII (con sede ad Avignone) e lo stesso Giovanni XXIII. Giovanni di Bicci seppe sfruttare questa frammentazione, rafforzando i legami finanziari tra il banco dei Medici e la curia romana, ponendo così le basi per l’influenza politica e religiosa che avrebbe caratterizzato i successivi membri della dinastia.
Questa storia di potere, ambizione e intrecci con la Chiesa rappresenta una pagina affascinante e poco raccontata del Rinascimento, un’epoca in cui denaro e fede spesso si incontravano in modi tutt’altro che spirituali.
Il potere di Cosimo e i matrimoni di convenienza fino alla signoria di fatto
Dopo l’opera di espansione finanziaria e politica di Giovanni di Bicci de’ Medici, il figlio Cosimo (detto il Vecchio) prese le redini della famiglia, trasformandola in una delle dinastie più influenti della Firenze rinascimentale.
Nominato priore di Firenze nel 1414, Cosimo intraprese numerosi viaggi in Europa per tessere alleanze strategiche. Sposò una De Bardi, appartenente a una nobile famiglia fiorentina, consolidando il potere dei Medici grazie a prestiti alla Chiesa romana e sostenendo l’ascesa al papato di Martino V, membro della famiglia Colonna.Continua a leggere
La banca dei Medici e il riscatto del Cossa
Il Banco dei Medici, ormai cassa e banca della Chiesa, dimostrò la sua potenza economica quando Cosimo pagò un riscatto di 30.000 fiorini per liberare Baldassarre Cossa, l’antipapa Giovanni XXIII, amico e alleato del padre.
Grazie ai matrimoni strategici, Cosimo consolidò alleanze con famiglie di spicco come i Salviati, i Cavalcanti, i Bardi e i Tornabuoni, rafforzando la rete di influenza dei Medici. Tuttavia, le famiglie rivali, come gli Strozzi e gli Albizzi, continuarono a ostacolare la loro ascesa.
Nel 1433, Cosimo fu arrestato e condannato all’esilio dai suoi avversari, ma la sua abilità politica e la corruzione di carcerieri e giudici, tra cui Malavolti, gli permisero di evitare la condanna a morte. Grazie al sostegno di alleati e amicizie, riuscì a rientrare a Firenze l’anno successivo, assumendo di fatto il controllo della città.
Arte e religione: strumenti di potere
Educato dai Camaldolesi e formato umanisticamente accanto a Poggio Bracciolini, Cosimo comprese l’importanza dell’arte e dell’architettura come strumenti per consolidare il potere e ottenere il consenso popolare. Seguendo l’esempio di imperatori come Vespasiano, che costruì il Colosseo al posto della Domus Aurea di Nerone, Cosimo promosse opere monumentali per legare il proprio nome al bene comune.
Commissionò la celebre Pala di San Marco e, quattro anni dopo, il rifacimento del convento di San Marco, affidando i lavori al Beato Angelico. Queste iniziative avevano lo scopo di ottenere il favore dell’Ordine Domenicano, promotore di una società migliore come base per una fede autentica.
Nel 1444, Cosimo incaricò Michelozzo di costruire il Palazzo Medici, preferendolo al celebre Brunelleschi per evitare rivalità e critiche. Attraverso l’arte e la religione, i Medici trovarono un efficace paravento per legittimare la loro crescente influenza e garantire la stabilità del loro potere.
L’arte, la politica e i legami religiosi furono dunque le chiavi con cui Cosimo trasformò la famiglia Medici da ricchi banchieri a signori di fatto di Firenze.