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mercoledì, Aprile 2, 2025
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L’arte di vivere secondo se stessi

Vivere autenticamente è un cammino di coraggio, ascolto e libertà interiore

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Ci sono momenti in cui la vita ci mette di fronte a una domanda tanto semplice quanto profonda: stiamo davvero vivendo secondo i nostri valori, o ci stiamo adattando a quelli degli altri? Questa riflessione, a volte scomoda, è una sfida continua, ma rappresenta anche la chiave per un’esistenza autentica, una vita in cui ogni scelta risuona con ciò che siamo davvero.

L’arte di vivere secondo sé stessi è un cammino, non un traguardo. Non esiste un punto di arrivo in cui possiamo affermare con certezza di essere pienamente autentici, ma ogni passo in questa direzione ci avvicina alla pace interiore. Vivere autenticamente significa imparare ad ascoltare il cuore, quella voce interiore spesso coperta dal frastuono delle aspettative altrui. Il mondo intorno a noi, con i suoi modelli di successo, le sue regole non scritte e le sue pretese, tende a imporci un percorso predefinito, a volte incompatibile con la nostra vera essenza.

Non è facile sottrarsi a questa pressione. Spesso, per paura del giudizio o per il desiderio di evitare conflitti, ci troviamo a giustificare scelte che non sentiamo nostre. Ci adattiamo, fingendo che ciò che facciamo sia allineato con ciò che vogliamo davvero. Ma dentro di noi, qualcosa si spegne. E quando questo accade, il disagio e l’insoddisfazione si insinuano lentamente, come una fitta nebbia che ci impedisce di vedere con chiarezza il nostro cammino.

Eppure, c’è un momento in cui tutto cambia: quando scegliamo di seguire ciò che ci fa vibrare dentro, quando diamo ascolto al richiamo del cuore, anche se il mondo ci invita a fare diversamente. È in quei momenti che scopriamo una leggerezza nuova, come se un peso invisibile venisse sollevato dalle nostre spalle. Seguire sé stessi non è solo liberatorio, ma anche necessario per vivere pienamente.

L’autenticità richiede coraggio. È la capacità di dire “no” senza sensi di colpa quando qualcosa non ci appartiene, e di pronunciare un convinto “sì” anche di fronte alle strade più impervie, quelle che il nostro cuore riconosce come giuste. Ma non si tratta solo di scelte grandi o decisive: l’autenticità si esprime nei gesti quotidiani, nei dettagli, nelle piccole decisioni che compongono il nostro tempo. È nel modo in cui spendiamo il nostro tempo, nelle relazioni che coltiviamo, nelle parole che scegliamo di pronunciare.

Essere fedeli a sé stessi significa anche abbracciare le nostre imperfezioni. Viviamo in una società che ci spinge a essere sempre migliori, più produttivi, più attraenti, più vincenti. Ma l’autenticità non si misura con i parametri esterni: è la libertà di essere ciò che siamo, smettendo di chiedere il permesso agli altri per esistere. Quando ci concediamo di essere vulnerabili, di mostrare le nostre debolezze, scopriamo che non c’è nulla di più umano e che, paradossalmente, proprio questo ci rende più forti.

E c’è un aspetto ancor più profondo da considerare: vivere contro il proprio sentire, ignorando i bisogni autentici, spesso si riflette sul corpo. La tensione emotiva, accumulata nel tempo, può trasformarsi in malessere fisico, come se il nostro corpo cercasse di ricordarci quello che la mente ha messo a tacere. È per questo che ascoltare sé stessi non è solo un atto di coraggio, ma anche di cura: una cura che ci protegge da sofferenze inutili e ci permette di vivere in equilibrio.

Va detto, però, che seguire il proprio io non è sempre privo di conseguenze. A volte, per rimanere fedeli a sé stessi, si può pagare uno scotto molto alto, sia personalmente sia nei confronti degli altri. Ci sono persone che scelgono di seguire i propri desideri e impulsi senza considerare le responsabilità verso chi li circonda. In questi casi, il prezzo della libertà personale spesso ricade sugli altri, generando sofferenze profond…

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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