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mercoledì, Aprile 2, 2025
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Un gesto gentile può fare la differenza per la vita…

La potenza dei piccoli gesti gentili che possono cambiare la vita di chi li riceve, lasciando un’impronta indelebile

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Scorrendo il mio profilo Facebook, oggi mi è ricapitata sotto gli occhi, una storia che mi aveva colpito tempo fa. Racconta di una bambina molto povera, mandata dalla madre alle feste di compleanno senza un regalo, solo per donarle qualche ora di gioia e un pasto diverso. Un giorno, una mamma di buon cuore la invitò a dormire a casa sua, prima della festa della figlia, e le permise di scegliere un regalo da portare alla festeggiata, firmandolo con il suo nome. Questo semplice gesto di gentilezza ebbe un impatto profondo su quella bambina, diventando un ricordo prezioso che le insegnò, per la vita, il valore dell’empatia e il sentirsi visti, inclusi e apprezzati.

Nell’infanzia, i ricordi si imprimono nella nostra anima con una forza che spesso non comprendiamo appieno. Da adulti, ci ritroviamo a ripercorrerli, cercando il senso di ciò che abbiamo vissuto. I ricordi, belli o brutti, diventano le fondamenta della nostra identità. Quei momenti di luce – un gesto di gentilezza inaspettato o un sorriso amico in un giorno buio – ci ricordano quanto sia potente il valore della vicinanza. E anche i momenti difficili, segnati da mancanze e ferite, ci insegnano la resilienza, ci mostrano cosa significhi desiderare e ci aiutano a capire chi vogliamo essere per gli altri.
Il gesto di quella madre, che ha permesso a una bambina di sentirsi inclusa e partecipare a una festa senza vergogna, è una di quelle azioni che non si dimenticano. Un piccolo dono, fatto forse con naturale empatia, senza pensarci troppo, ha cambiato il modo in cui quella bambina vedeva se stessa e il mondo. Gesti come questi risuonano per tutta la vita, ricordandoci che non servono grandi azioni per fare la differenza: anche un piccolo atto di attenzione e cura può diventare un ricordo prezioso e trasformativo.

Viviamo in una società che spesso ci fa sentire in debito sin dalla nascita, dove persino i gesti più essenziali sembrano avere un prezzo, come pagare un euro per usare il bagno della stazione di una metropoli. E se non lo hai quell’euro? Nasciamo già con un debito enorme sulle spalle a causa di politiche miopi, ma nelle piccole cose, possiamo ancora fare la differenza intorno a noi. Molte persone vorrebbero donare di più, ma la paura di un futuro di privazioni frena anche gli slanci dettati per l’amore verso il prossimo che tanti di noi sentono. Citiamo “medici senza frontiere”per dire il più eclatante. Tuttavia, proprio per questo dovremmo fare uno sforzo per ricordare che ciò che resta impresso nella nostra anima non è quanto abbiamo speso, o messo in gioco, ma l’amore e la compassione che abbiamo saputo offrire.

In una realtà consumistica, dove “correre” sembra l’unico modo per non restare indietro, fermiamoci ogni tanto a guardare chi ci circonda, per tendere una mano a chi è caduto o si è smarrito. Siate quella persona gentile, quel sostegno, come quella mamma che ha regalato un sorriso a una bambina che per tutta la vita ha potuto far fiorire, a sua volta, quella “carezza” ricevuta. Perché non c’è dono più grande di far sentire qualcuno visto, accolto, apprezzato. Gesù, figura mistica per antonomasia, disse: “Date da mangiare agli affamati, da bere agli assetati…”. Nel nostro piccolo, impegnamoci a fare la differenza: ne trarremo beneficio noi e chi ci sta vicino.

Essere la persona di cui avremmo avuto bisogno nei momenti difficili è, forse, la sfida più grande, il dono più prezioso e il senso più carismatico che possiamo dare a questo nostro passaggio sulla Terra. S.S.C.

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.
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