Ah, il Natale ad Arezzo: un classico che fa sembrare Il Canto di Natale di Dickens un racconto dell’allegria. Qui ogni anno, puntuali come il pandoro sugli scaffali già a ottobre, tornano le “Luminarie della Discordia” in Corso Italia, dove le luci natalizie non illuminano solo le strade ma, evidentemente, anche qualche vena pulsante di rabbia tra commercianti e amministratori. In città, infatti, va in scena una nuova edizione della “Sagra del Lume Stretto”: chi vuole le luci paghi, chi non vuole… si arrangi, o meglio, si accodi alla luminosità del vicino che invece ha deciso di sborsare i 200 euro richiesti per decorare il proprio angolo di paradiso consumistico.
E qui emerge la classica suddivisione in due scuole di pensiero: il fronte dei Christmas Lovers (con portafogli alleggerito ma spirito da fiocco di neve) e gli irriducibili del risparmio, pronti a godersi la magia del Natale nelle penombre “strategiche” di una via centrale che sembra doversi addobbare a macchia di leopardo.
Il Comune, in un’impennata di generosità natalizia, promette di coprire i costi dell’energia per illuminare la via (si parla di circa 24.000 euro), tanto per non lasciare i cittadini a bocca asciutta di fronte alle famigerate “tenebre natalizie” – che saranno pure romantiche, ma fanno meno affari. E così si spera di evitare che Arezzo somigli a uno di quei villaggi post-apocalittici di serie TV, dove la metà delle vetrine è illuminata e l’altra metà brilla solo grazie ai riflessi del negozio accanto.
Questa battaglia delle luminarie è diventata una tradizione tanto quanto il presepe, i concerti delle scuole e le lamentele puntuali degli abitanti del centro storico: che per una volta magari si fanno furbi e vedono il lato positivo. Del resto, ogni lumino in meno è una possibilità in più di schivare il traffico natalizio, i parcheggi impossibili e i rumori delle “Giovani Marmotte in missione shopping” di fine anno.
Alla fine, però, non si sfugge: come ogni anno, il Natale ad Arezzo rimane il classico “lenzuolo troppo corto”. Tirato da una parte, scopre i piedi dei commercianti; tirato dall’altra, lascia al freddo il Comune. Ma, in fin dei conti, a Natale si sa, siamo tutti più buoni… almeno fino a quando non arriva la bolletta di gennaio!