Quando osserviamo un anziano, vediamo i segni del tempo: rughe, movimenti più lenti, capelli argentati. Eppure, se guardiamo oltre, scopriamo spesso uno spirito vitale, quasi immutato. È come se l’anima non avesse età. Questa giovane energia interiore non viene scalfita dal passare degli anni; persino chi arriva a un’età avanzata si sente, dentro, come un trentenne, un ventenne. È una verità che molti anziani conoscono bene, una sensazione che può essere sorprendente e confortante allo stesso tempo.
Un esempio emblematico di questa dualità è una miniserie, datata, tale “Uccelli di Rovo”, dove l’attrice Barbara Stanwyck interpreta Mary Carson, una donna anziana, ben oltre la mezza età, ma ancora travolta da una passione giovanile per il giovane sacerdote Ralph de Bricassart, interpretato da Richard Chamberlain. Nonostante il corpo segnato dagli anni, Mary sente ardere dentro di sé l’amore e la gelosia di una donna giovane. Con questa interpretazione, pluripremiata, l’attrice Barbara Stanwyck ha mostrato quanto l’anima resti intatta nel tempo, un giovane spirito prigioniero in un corpo invecchiato. La sua passione per Ralph, avvelenata dalla gelosia, è una dimostrazione di quanto intensamente l’anima possa vivere anche negli ultimi anni.
Questo fenomeno è qualcosa che ho visto in tante persone, persino in mio marito, un Sagittario di novantaquattro anni, che anche adesso mantiene una scintilla, quella stessa curiosità e passione che l’hanno accompagnato per tutta la vita. Nonostante i primi segni di demenza senile, la sua anima è ancora molto, molto giovane, e le sue pulsioni, i suoi desideri, la voglia di viaggiare, di scoprire il mondo, hanno la stessa intensità di un ragazzo di trent’anni, magari vuole, assolutamente, essere accompagnato al cinema o a teatro con l’entusiasmo di un ragazzo e poi appena seduto si addormenta tutto il tempo perché l’anima desidera una cosa, ma il corpo fatica a stare dietro ai suoi impulsi.
Questa giovinezza dell’anima non è solo un’illusione. È ciò che fa sì che le persone, pur sentendo il peso dell’età, continuino a innamorarsi, a coltivare sogni e a guardare al futuro con un occhio che vuole ancora scoprire e godere della vita. Forse è proprio questo che ci rende umani e nel contempo eterni: la capacità di rimanere fedeli a quel nucleo di noi stessi, che non cambia. È un’anima che sembra già pronta a reincarnarsi, a rinnovarsi, quasi a suggerirci che il nostro percorso di vita è una lunga evoluzione, destinata a superare i limiti del tempo e dello spazio.
Possiamo quindi pensare che il corpo, anche quando stanco e provato, non sia altro che il contenitore temporaneo di un’anima eterna, che si trasformerà ancora, in una nuova vita, o in una nuova dimensione. La saggezza che nasce dall’esperienza e dai dolori, però, non cancella quel nucleo giovanile: al contrario, lo custodisce, lo alimenta, e lo prepara a elevarsi verso uno stato di purezza, che può andare ben oltre il singolo ciclo di vita.
S.S.C.