Sappiamo che, dopo l’uccisione di Mario, Silla si vendicò di tutte le città che avevano aiutato il suo rivale. Arezzo fu messa a ferro e fuoco: il vecchio foro venne incendiato, molti cittadini uccisi, e ai sopravvissuti furono tolti la cittadinanza romana e i diritti ad essa connessi.
Una ricca e nobile donna sposata viaggiava su una carrozza a quattro ruote, sia per andare al mercato sia per spostarsi dalla sua villa a Roma ai suoi possedimenti sotto la collina di Puglia, ad Arezzo. Prendeva la strada costruita prima del 187 a.C., che arrivava fino a Chiusi e poi ad Arezzo, successivamente prolungata fino a Firenze, nell’anno della fondazione della città gigliata.
Dopo una corte spietata da parte del dittatore, noto per il suo debole per le donne, e poiché questa ricca donna, dopo averlo fatto attendere a lungo, si era infine rifiutata, fu indagata. Si scoprì che aveva origini aretine e, per questo, le furono tolti i diritti di cittadinanza e sequestrati tutti i suoi beni. Cicerone, pertanto, presentò in sua difesa la famosa orazione, la “Oratio pro muliere Arretina.”
Errore fondamentale: La storia è completamente inventata. Non solo la “biga a quattro ruote” non esiste, dato che una biga è un carro a due ruote trainato da due cavalli, ma anche l’orazione di Cicerone “pro muliere Arretina” non esiste nella realtà storica. Inoltre, non ci sono fonti che confermino una tale vicenda o il coinvolgimento di Cicerone in difese legate a Silla o a una donna di Arezzo.