La struttura della cupola, che rappresenta la rotazione di una curva attorno a un asse verticale, è un elemento architettonico distintivo che racchiude uno spazio centrale. Nell’architettura micenea, intorno al 1400 a.C., come si osserva nei Tholos, non si trattava di una vera cupola, bensì di una pseudo cupola, creata con corsi di pietra aggettanti che si chiudevano alla sommità.
Queste pseudo cupole si ritrovano nei nuraghi, nei Tholos etruschi, e persino in epoche precedenti tra gli antichi Assiri. L’innovazione etrusca fu quella di racchiudere due linee curve parallele con una struttura in legno, anticipando la costruzione delle cupole vere e proprie. I Romani, infatti, sfruttarono questa tecnica per sviluppare le prime cupole, utilizzando materiali cementizi solidificati su impalcature curve in legno.
Durante l’epoca repubblicana, le cupole si diffusero in diverse costruzioni, come nei sepolcri e nel Mausoleo di Cecilia Metella (Parco dell’Appia Antica, dove oggi si può visitare anche con una pista ciclabile che richiede circa tre ore per l’intero percorso). Altre cupole significative includono quelle dei templi rotondi di Tivoli. In epoca successiva, troviamo esempi più evoluti come le cupole a padiglione nella Domus Augustana, il palazzo residenziale degli imperatori sul Palatino, risalente al I secolo d.C. Inoltre, va citata la cupola a ombrello con spicchi piani e concavi, come quella del ninfeo degli Horti Sallustiani, situata tra l’attuale Via Flavia e Via Sicilia. Quest’ultima fu commissionata da Gaio Sallustio Crispo con denari accumulati illecitamente durante la spedizione in Africa Nova nel I secolo d.C.
Le cupole di Brunelleschi e Michelangelo, straordinari capolavori rinascimentali, meriterebbero una trattazione a sé. Le tecniche di costruzione utilizzate furono così avanzate, con norme di sicurezza rigorose per prevenire infortuni e morti sul lavoro, anche se purtroppo questi non mancarono.
L’evoluzione delle tecniche di costruzione delle cupole si protrasse fino ai primi decenni del XX secolo, quando, nel 1917, venne sviluppato un modello di ospedale da campo con una struttura a pallone pressostatico ancorato al terreno. Questo pallone gonfiato fungeva da base e stampo per la gettata di cemento. Tale tecnologia fu ulteriormente perfezionata negli anni ’60 e ’70 dall’ingegnere italiano Dante Bini, che ne brevettò una versione innovativa. Attualmente Bini risiede a San Francisco, in California, ed è sposato con una donna di Arezzo.
Nell’immagine: l’evoluzione storica delle cupole, dalle pseudo-cupole micenee alle moderne strutture in cemento. Questo percorso architettonico è illustrato con diversi stili di cupola attraverso le epoche.