NON L’ISTITUTO PROFESSIONALE MARGARITONE, MA IL FIGLIO DI MAGNANO
Chi era costui, molti si domanderanno.
Ebbene, fu il più grande pittore, scultore e architetto del tredicesimo secolo in Toscana: aretino, figlio di un “magnano”, un artigiano che con le proprie mani creava strumenti e serrature in ferro.
Solo in un documento datato 1262 troviamo un accenno alla sua vita, ma le sue opere si collocano tra la prima metà del 1200 e il decennio successivo, intorno al 1260.Continua a leggere
Si distingue dagli altri pittori toscani per la sua indipendenza dall’influenza bizantina; si rifà piuttosto a una cultura cristiana orientale copta/siriaca, che ritroviamo in alcune opere nel santuario di Santa Caterina nel Sinai, dove nell’immagine piatta della pittura si esprime un concetto poetico-religioso di osservanza.
Fu forse il primo a firmare le sue opere come “Margarito, d’Arezzo”, poi ricordato da Vasari come Margaritone, forse in senso peggiorativo.
Le sue opere sono conservate anche a Londra, presso la Galleria Nazionale, tra cui il paliotto e il dipinto a New York della “Madonna con il Bambino tra i Quattro Santi”.
Altre opere includono la Madonna con il Bambino alle Vertighe di Monte San Savino, il San Francesco di Ganghereto (Terranova Bracciolini), e soprattutto la Madonna con il Bambino di Santa Maria di Montelungo (Loro Ciuffenna), la cui tavola è nel Museo di Arte Medievale di Arezzo.
Quest’ultima rappresenta la madre di fronte al Bambino, già raffigurato come un Dio con lo scettro che benedice; il cordone ombelicale dato dal contatto della mano della madre con il piedino del figlio esprime un senso di maternità e di rispetto nella consapevolezza di Maria dell’importanza universale del suo figlio naturale.
NON È LA VIA STERRATA CHE STAVA DIETRO LE TRIBUNE DEL VECCHIO STADIO MANCINI, DOVE I PRIMI TENNISTI DI AREZZO NELL’IMMEDIATO DOPOGUERRA GIOCAVANO, MA…
Nato a San Giovanni Valdarno nel 1401 da un padre notaio e con un nonno, Simone, artigiano costruttore di forzieri, fu il primo pittore che dipinse…
Non si avvale della tradizione gotica internazionale, non abbellisce le sue opere con fronzoli o contorni e paesaggi irreali.
Influenzato dalla scuola del Bicci e dagli stessi Donatello e Brunelleschi, le sue opere segnano un punto di partenza: la realtà delle immagini, una nuova concezione non più metafisica come in Giotto, ma terrena, in cui l’uomo è collocato in una precisa e scientifica realtà terrena, con dignità e responsabile attinenza alla dimensione temporale della storia.Continua a leggere
È lui il giovane pittore che, in soli dieci anni di vita artistica, ci mostra l’uso del chiaroscuro e delle sfumature, che considero l’arte del dipingere.
La sua noncuranza per il denaro, come per il suo aspetto e il modo di vestire, lo fa penetrare ancor più nella realizzazione delle sue opere.
“La Cacciata dal Paradiso”, nella Chiesa del Carmine a Firenze, si immedesima nella tragicità del momento: i corpi robusti e sporchi come di fango per il peccato commesso, le cui forme ancora mostrano l’opera celestiale senza l’aspetto muscolare della vita terrena, colpiti da una luce frontale.
E che dire del rimorso di Eva, con la sua bocca aperta e l’espressione disperata mentre copre le nudità del peccato, le sopracciglia arcuate dalla disperazione?
Adamo, coprendosi il viso, non si rende conto di ciò che ha commesso.
L’Angelo gli indica la via terrena della procreazione: è il peccato l’origine della vita!?
Non si curava di riscuotere dai suoi debitori, se non quando aveva bisogno.
Morì quasi alla stessa età del padre, a 27 anni, ma ci ha lasciato opere che segnano l’inizio della pittura dipinta!