Gli Etruschi e la loro arte rappresentano un punto d’incontro tra culture diverse e un esempio di integrazione tra civiltà.
La loro origine geografica era probabilmente mediorientale, indipendentemente dalle varie teorie sull’argomento.
Tuttavia, essi si integrarono rapidamente con le etnie che abitavano la Liguria, la Toscana, l’Umbria e la Campania, suggerendo un’origine marittima. Le loro usanze, l’arte e la tecnica artigianale e artistica avevano forti influenze orientali ed elleniche, e persino la loro lingua presenta tracce caucasiche.
La mia riflessione si basa su osservazioni dirette delle opere etrusche che ho avuto modo di vedere e analizzare personalmente.
L’ascesa e l’espansione della potenza di Roma durante il periodo repubblicano interruppero il legame culturale e commerciale che univa la Toscana, l’Umbria e l’alto Lazio alla Campania, dove ancora si percepiva l’influenza orientale.
Anche se ritroviamo pitture tombali con rappresentazioni tipicamente elleniche, l’artigianato e l’arte etrusca si spostarono progressivamente verso un approccio più pratico ed essenziale.
Le vette artistiche raggiunte dagli Etruschi non erano solo frutto di influenze teoriche, ma di una produzione individuale geniale.
Le applicazioni artistiche in agricoltura, nella fermentazione del vino, nella conservazione dei cibi, nelle ghiacciaie e nelle opere di idraulica si svilupparono per rispondere a esigenze pratiche e di sopravvivenza.
Nonostante l’attenzione all’utilità, non mancava tra gli Etruschi un senso estetico che univa il bello al pratico.
Le calzature, i tessuti, e persino le pettinature di uomini e donne furono fonte d’ispirazione per i Romani stessi. Gli Etruschi insegnarono ai Romani la fabbricazione delle armi e i primi rudimenti di idraulica, dimostrando un’evoluzione tecnologica che rappresentava anche una forma di riscatto nei confronti di Roma, purtroppo destinata a concludersi con l’annientamento di questa civiltà.
A conferma di ciò, si può ricordare il sostegno fornito a Mario nella sua lotta contro Silla nel 80 a.C., e più tardi, nel 40 a.C., quando Arezzo mise a disposizione di Ottaviano, a Ravenna, forze e denaro per combattere Antonio.
Tuttavia, Silla devastò Arezzo, segnando una tragica svolta per la città.
Prima della loro scomparsa, anche l’arte etrusca si distaccò progressivamente dalle influenze elleniche.
Le immagini e le pitture, pur mantenendo una certa fluidità e leggerezza, rivelavano una forte attenzione alla praticità, come negli specchi e negli articoli da toletta, senza trascurare un certo gusto estetico e il grande valore attribuito alle donne, già allora emancipate.
Un esempio eloquente è rappresentato dal sarcofago degli sposi di Cerveteri in terracotta, dove la felicità dell’unione dei due coniugi è palpabile.
L’uomo, fiero, poggia il braccio sulla spalla della sua consorte, sottolineandone la bellezza e l’amore prezioso che li univa.
Le pettinature sofisticate, il triclinio e il fatto che nella morte, come nella vita, essi fossero vicini, coperti da un unico e umile lenzuolo, evocano un ritorno alla nascita, con pieghe che ricordano la Pietà e la nudità parziale dei corpi.