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mercoledì, Aprile 2, 2025
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La comunicazione: un’avventura inaspettata in Africa

Il gossip di Cesare Fracassi
Un viaggio all'ufficio postale si trasforma in un'avventura attraverso il caos del mercato, incontri inaspettati e la scoperta della resilienza nella comunicazione in un’Africa dai mille volti.

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Ero in Africa e dovevo recarmi all’ufficio postale per usare un telefono pubblico.
Era giorno di mercato e mi consigliarono di prendere un taxi, poiché le strade erano troppo affollate e le motorette non potevano circolare.
L’unico mezzo disponibile era un’auto inglese degli anni ’30, perfettamente funzionante. L’interno era rifinito in vera pelle amaranto, mentre l’esterno era nero, con cofano ad alette laterali e fari sporgenti, simile a una vecchia Balilla.

Entrati nella Middle Road, la folla era così fitta che non si vedevano gli edifici ai lati, e si procedeva a passo di lumaca.
Dopo una cinquantina di metri, un uomo con un metro, una matita e un blocchetto salì sull’auto.
L’autista mi spiegò che era un sarto e che avrebbe preso le mie misure per un vestito adatto al clima locale.
Chiesi il prezzo: “one thousand naira”, circa diecimila lire dell’epoca (1996).
Acconsentii, immaginando che fosse un amico dell’autista, il quale probabilmente prendeva una percentuale.
Il sarto mi prese le misure e poi si allontanò.
Forse un tris di clacson lo aveva avvertito della presenza di un bianco, un suono strano in quel traffico lento.

Poco dopo, un bambino di circa otto anni si aggrappò al finestrino e mi gettò dentro un triangolo di plastica pieno d’acqua, una tipica borraccia locale.
Mi chiese se avessi fame e, sentendomi un po’ come a Napoli, dissi di sì.
Mi consegnò un sacchetto di minuscoli quadretti di biscotti e mi chiese 35 naira (circa trecentocinquanta lire).
Avevo solo una banconota da 50 naira, lacera e unta, che gli diedi. Il ragazzo si alzò in punta di piedi sul predellino, fece dei cenni con le dita e prese la banconota.
Dopo altri cinquanta metri e dieci minuti di avanzamento, un altro ragazzino infilò il braccio nell’auto e mi lasciò il resto, in banconote talmente usurate da essere quasi inconsistenti.

Dopo un’ora, finalmente arrivammo all’ufficio postale.
Dopo una lunga attesa, toccò a me, ma la linea internazionale cadeva di continuo. Riuscii a malapena a dire: “Pronto, sono Ces”, prima di arrendermi e lasciare il telefono.
Ripresi lo stesso taxi e, dopo circa due ore e mezza, tornai al mio alloggio.
Ad aspettarmi c’era il sarto, con un abito nuovo: pantaloni con elastico e una casacca a maniche lunghe senza bottoni, di un celeste non del tutto vomitevole!

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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