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mercoledì, Aprile 2, 2025
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E ora!?… di nuovo la mia Africa!

Il gossip di Cesare Fracassi

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Potrei parlarvi di come si determina la quantità di aria necessaria alla combustione e il peso dei fumi che fuoriescono da un generatore di vapore, con le diverse composizioni di combustibile usato, oppure di come si fa uno scoppietto o una forcella perfetta dalle cime di un testucchio per la fionda, ma continuo a parlarvi della mia Africa.

I matti: non ci sono manicomi, queste persone vivono in mezzo alla strada.
Quando piove, si lavano, nudi, come quando escono dal ventre materno. Gli uomini con i loro bastoni e le donne con i loro seni prorompenti o ciondolanti.
Li vedi fare i loro bisogni all’aperto, tra la noncuranza della gente come se non esistessero. Se però chiedono acqua, cibo o sigarette, tutti sono pronti a dare secondo le loro possibilità.

Ero salito su un taxi motoretta quando fui abbracciato da una donna non giovanissima, ma ancora con un corpo non abbondante.
Aveva un vestito lacero da cui usciva completamente un seno ancora pieno, e un pube crespo come la sua abbondante capigliatura.
Il mio autista non partiva, avrebbe scaraventato entrambi a terra, tanto era alta e forte, e io lo sentivo dal suo abbraccio.
Mi chiedeva soldi, io ero forse l’unico bianco in quella città di 100.000 o 200.000 abitanti. Solo nel giorno del mercato avevo visto due europee, certamente provenienti da Port Harcourt, città più grande dove risiedevano funzionari e tecnici di società petrolifere di tutto il mondo.
Le diedi 100 naira e lei mollò la sua morsa.
Emanava un odore di selvatico, o forse ero io.
Tuttavia, nel lasciarmi contenta, mi diede una carezza di ringraziamento che sembrava un ceffone.

Non era certamente come quello che vidi dare, da studente, a una mia collega al manicomio criminale di Perugia, quando seguivo una lezione di criminologia.
In quel caso, il “Campari” (un uomo di quarant’anni rimasto solo sotto un bombardamento che aveva ucciso tutta la sua famiglia quando ancora era bambino, rinchiuso in questa struttura da quel momento, in stato di semilibertà, ma che non usciva mai da quel rifugio per paura delle bombe) allontanò il gruppo degli studenti che seguivamo il professore. Quando vide un uomo prendere la rincorsa e gettarsi con una sberla in faccia su una povera studentessa che cadde a terra, all’istante tre infermieri lo presero e lo condussero nella stanza imbottita.
(All’esame presi trenta, era un complementare).

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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