Giovanni Enrico Pestalozzi, politico ed educatore vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, ha posto le basi di una politica di aiuti sociali che dovevano riprendere dopo la caduta del regime fascista.
Nel 1945, Ernesto Codignola fonda “La Città Pestalozzi”, un’iniziativa di aiuti sociali, educativi e di istruzione per le famiglie più disagiate della zona di Santa Croce a Firenze.
In precedenza, l’inquadramento “Balilla” e i saggi, indipendentemente dalla politica e dalla dittatura del ventennio, servivano come forme di socialità e di svago, oltre che di inquadramento e di sostentamento sociale.
Lo studio filosofico e pedagogico di Pestalozzi divide lo sviluppo dell’uomo in tre stadi:
Quello naturale, in cui si sviluppa l’istinto.
Quello sociale, relativo alla vita quotidiana, in cui l’individuo si riadatta nei rapporti con gli altri, sviluppando la socialità.
Quello morale, che riguarda l’educazione e lo sviluppo dell’intelletto.
In questa fase, l’intelletto e l’attività conoscitiva, insieme all’arte e allo sport, rappresentano attività teoriche, pratiche e di coinvolgimento che possono trasformare il mondo.
Se ammettiamo che l’uomo possa svolgere attività sportiva e olimpica, potremmo cambiare il mondo.
Tuttavia, è importante evitare di creare squilibri innaturali, come favorire un topo a sbranare un leopardo.
Personalmente, non mi interessa cosa faccia Macron nella sua vita privata, ma è essenziale mantenere l’equilibrio e la giustizia nel mondo dello sport.