LA MACCHINA DEL CINEMA E IL BURATTO
Ero piccolino ancora facevo gli scoppietti con sambuco e la bacchetta di sanguinella, e come proiettili le avere d’alloro.
Se la nappa della bacchetta era ben fatra, cioè battuta in maniera giusta su una pietra bagnata dallo sputo, e l’intacca della parte, con ancora la buccia, dava la giusta misura canna proiettili e compressione fulminea, il proiettile poteva generare, se colpiva qualcuno, una bella rosella dolorosa.Continua a leggere
Per intenderci ero “picino”, quandi vidi arrivare con l’ape la macchina del cinema al Vignale fatta portare dai Grilli.
I Grilli erano una famiglia che avevano una casa padronale in Badia al Pino con due poderi, il negozio che dal Corso si poteva sbucare accanto alla Buca di San Francesco, che vendeva e vende tutt’ora di tutto; inoltre possedeva il villino, con giardino e orto, attiguo a San Gimignano.
Famoso era un Grilli che faceva le più grandi e artistiche gabbie per volatili, sempre in mostra alle vecchie Fiere Aretine.
San Gimignano, oltre che la palestra delle medie, aveva il campo da calcio in cui valeva anche il dribling con il battimuro, triagolazione con il muretto, e inoltre venivano proiettati films al chiuso e pure all’aperto.
Forse un cambio di macchinario, o anche di provenienza da vero locale cinematografico, questo non ricordo, ma certamente di colore celestino era la lamiera che ricopriva l’attrezzatura.
Nella mia testa pensavo ai films gratis che avrei potuto vedere, ma fu messa nell’ ingresso prima delle scale, utilizzato dalla famiglia del socio del mio babbo, che aveva sposato una Grilli, inoltre non c’erano le pizze.
Grande interesse, ma senza sviluppi, tuttavia accanto a quest’ingresso c’era scendendo alcuni scalini, da una loggetta, una ziraia.
Ziraia!?, non è altro che un magazzino fresco, senza finestre dove si tenevano gli ziri dell’olio e vi erano le botole del grano, e pure le gabbie per invecchiare prosciutti e salami, .. ( avessi ora un bel culaccio di salame!!!), e il mio nonno, lì, aveva portato un busto di un buratto non più utilizzato a Mugliano.
Era stato messo in un angolo di questo stanzone a mo’ di guardiano, molto più nero e cattivo di quello di Arezzo con certi occhi neri che risaltavano dal bianco della sclera, l’armatura era di legno grigia.
Il peggio era quando mi toccava andare a prendere le cipolle o i pomodori, e il mio nonno, metteva alla prova il nostro coraggio, io che ero il più piccolo non portavo neanche la candela, la luce tremolante dava effetti più paurosi, ormai andavo a tastoni….e tutto di un fiato.
PORTA CRUCIFERA
In epoca medioevale si entrava nel borgo antico e che poi era il centro di potere, sede del Palazzo Comunale in via Pellecceria a sotto di sé la grande piazza ” Piazza Grande”, dove si svgevano le antiche giostre medioevali, vere battaglie di guerra, criticate anche allora dallo stesso imperatore per il sangue dei fanti che lottavano a mani nude e talvolta calciati dai cavalli montati da i nobili nemici nella giostra.Continua a leggere
Per tutto il 1200 e fino alla fine dei Tarlati queste giostre richiamavano gente e turisti, e cio lo ricorda anche G. Tarlati poco prima della sua morte in una lettera, ( giostra, arte di guerra con mazzafrusto e lancia e lotte dei fanti).
Ma undoe era Porta Crucifera!? Prima di arrivare alla Pieve, vi è ora una sola torre, l’altra i soliti Medici la fecero distruggere con l’ intera porta per non avere una fortificazione all’interno della città che da via dei Pescioni al Corso Italia e dietro la Fortezza circondava tutti i palazzi di potere e di nobili famiglie oltre che il Duomo in costruzione, la paura che potessero, gli aretini derubati, umiliati e bistrattati, ribellarsi.
Lo stemma di porta Crucifera il cuore di Arezzo ne riporta l’immagine.
Solo con la scoperta dell’ Americhe o Indie Lorenzo “il magnifico” nel 1492 dette il l’autorizzazione di ripristinare le giostre, inserendo un buratto “abbronzato” il Re delle Indie, per le feste patronali di Agosto, a somiglianza di simili tornei, che si svolgevano in paesi e frazioni del nostri territorio a cavallo anche di micce.