E’ stato presentato questo pomeriggio il trofeo della 140esima edizione della Giostra del Saracino, reca il volto del Sommo Poeta, nato a Firenze nel 1265 e morto a Ravenna nel 1321, la Lancia d’Oro che racchiude in sé l’universo dantesco attraverso la sua opera più nota, la Divina Commedia, che in cento canti riassume tutta la cultura basso medievale.
Dante Alighieri è unanimemente riconosciuto come il maggior poeta italiano, il Padre della lingua italiana, il quale ebbe modo, in ripetute occasioni, di frequentare Arezzo e il suo territorio lasciando proprio nella Divina Commedia testimonianza della consuetudine degli aretini di correre tornei cavallereschi [Canto XXII dell’Inferno “Io vidi già cavalier muover campo, e cominciare stormo e far lor mostra, e talvolta partir per loro scampo; corridor vidi per la terra vostra, o Aretini, e vidi gir gualdane, fedir torneamenti e correr giostra”].
I suoi versi poetici, a partire dal Novecento, hanno fornito un efficace supporto all’ambientazione trecentesca della Giostra del Saracino nell’età moderna.
A descrivere l’opera il coordinatore di regia Enrico Lazzeri: “Realizzare la Lancia d’Oro per la ricorrenza del settecentesimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri, è stata senza dubbio una sfida affascinante ed al tempo stesso difficile – commenta Lazzeri, architetto e coordinatore di regia che ha ideato il bozzetto – Non sono un Dantista, né tantomeno un esperto o uno storico della materia.
Ma ho molto studiato e mi sono appassionato alla figura di Dante e ai suoi capolavori per celebrare nel miglior modo possibile questa ricorrenza e l’incarico che è mi è stato conferito: dare forma, in accordo con il Maestro Francesco Conti, alla Lancia D’oro.
‘Qual’ era il ‘disegno’ giusto per questa Lancia?’, mi sono chiesto. Scontato e forse doveroso pensare al volto del Poeta fiorentino – spiega – difatti abbiamo condiviso di rappresentarlo, ma non di farne il “tema” principale.
Il profilo del viso è senza dubbio il segno distintivo universalmente riconosciuto di Dante Alighieri.
Ma non ci sembrava adeguato, almeno non il solo, per onorare appieno il Sommo Poeta.
Normale pensare alla Battaglia di Campaldino, famosa e dolorosa per tutti noi aretini, che nel 1289 vide sconfitte le forze Ghibelline a favore di quelle Guelfe Fiorentine.
Dante combatté, giovanissimo, addirittura fra i 150 Feditori in testa al gruppo armato.
Famosa e indelebile la sua citazione nel canto XXII dell’Inferno: “Corridor vidi per la terra vostra, o Aretini, e vidi gir gualdane, fedir torneamenti e correr giostra”, motivo di vanto per tutta la nostra Città e per la Giostra del Saracino.
E per tale motivo il testo, inciso in una pergamena sotto al volto del Poeta, figura nella Lancia d’Oro.
Abbiamo dunque deciso che l’opera letteraria più famosa al mondo, la Divina Commedia, ragione per la quale Dante Alighieri viene chiamato Padre della lingua italiana, non poteva che essere il cuore della Lancia D’Oro ed il giusto segno di rispetto ed onorificenza per questo anniversario.
Rappresentare artisticamente la Divina Commedia, in un’opera intagliata sul legno, era impresa ardua – prosegue Lazzeri – è stato necessario, dato il numero e la complessità dei personaggi, degli eventi e dei luoghi narrati, trovare una sintesi e cercare di rappresentare il più emblematico significato possibile.
Dell’inferno abbiamo scelto un soggetto, Minosse, con le fattezze della rappresentazione di Gustave Dorè: figura bestiale che ascolta i peccati delle anime e comunica loro la destinazione all’interno dell’inferno, arrotolando la sua coda di serpente di tante spire quanti sono i cerchi di destinazione.
Intorno a lui le anime dannate, ispirate ad una delle opere pittoriche più famose dell’Inferno: il Giudizio Universale del Duomo di Orvieto di Luca Signorelli.
Il pittore cortonese disegna anime sofferenti, realistiche e grottesche, molto vicine alle pagine di Dante.
Il Purgatorio segue la classificazione tomistica dei vizi dell’amore e non fa più riferimento a singole colpe.
La montagna è suddivisa in sette cornici, nelle quali si espiano i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria.
Ci è sembrato giusto rappresentarlo con l’immagine iconica da tutti riconosciuta, cercando di ricreare fedelmente il monte così come descritto da Dante.
Il Regno del Paradiso dantesco non è più connesso alla Terra: tutto è eterno ed etereo, ogni elemento è spirituale.
Partendo dalla rappresentazione di Gustave Doré, di Dante e Beatrice che ammirano i cieli celesti, abbiamo deciso di ricreare un cielo “mosso”, giocando con i colori e le sensazioni che essi suscitano negli osservatori.
Al culmine della parte centrale della lancia abbiamo deciso di realizzare una sfera, simbolo del cielo e della luce divina di Dio.
La Lancia d’oro sarà presentata ufficialmente alla città domani mattina nel corso della Cerimonia di Estrazione delle Carriere in programma alle 11.00 in Piazza della Libertà a conclusione della quale sarà recata in Duomo e lì custodita fino al giorno della Giostra.
L’errore sull’intaglio che riproduce la terzina “giostresca”: 《tormenti》in luogo di 《torneamenti》è di quelli da mettersi a piangere! Credo che Francesco Conti lo abbia già fatto e che riuscirà certo ad operare una correzione prima di domenica.
Non certo per infierire: mancano anche le virgole e la “e” di congiunzione tra 《torneamenti》e 《correr》.
Tormenti e’ Contemporaneo