E pensare che vengono eletti dagli aretini perché in consiglio comunale rappresentino Arezzo e gli interessi degli aretini.
C’è chi, come Lucia Tanti, che è addirittura assessora e che venendo da Caprese Michelangelo, disse che i murales di Icastica dipinti sui muri del vuoto di via Garibaldi lasciato dalle bombe del ’43 a ricordo, appunto, della giornata più terribile nella storia di Arezzo, “non sono nel contesto giusto”.
C’è chi, nell’urgenza di trovare una donna della Lega in Giunta, è stata paracadutata ad Arezzo da San Gimignano delle Belle Torri.
C’è poco da sorprendersi, allora, se nell’ultima seduta del consiglio comunale uno dei consiglieri del movimento cinque stelle, Paolo Lepri, in una sua disquisizione sulla Fortezza di Arezzo per ben due volte l’ha definita la Fortezza da Basso.
Non gli è bastato accorgersi della gaffe davanti agli occhi sbarrati di chi in consiglio c’è perché conosce Arezzo, e correggersi una volta.
La gaffe l’ha rifatta dopo 30 secondi .
Ma ha sbagliato anche correggendosi, perché ha definito Fortezza Medicea quella che ormai, dopo le scoperte di un cassero costruito in epoca comunale, dopo l’eccezionale scoperta della cripta medioevale di san Donato in Cremona, dopo che è venuta alla luce una domus romana del terzo secolo, non è solo una costruzione medicea, ma un eccezionale contenitore di due millenni di storia aretina.
Insomma .
In somma è la Fortezza di Arezzo, come la ribattezzò Maurizio De Vita il direttore dei lavori di restauro della Fortezza, dopo le scoperte millenarie.
Mica cose tanto complicate per chi è stato eletto in consiglio comunale.
E invece lo sono per chi, definendo la Fortezza di Arezzo “Fortezza da Basso”, non fa solo una gaffe, ma rivela che lui in Fortezza, patrimomio inestimabile della città di cui è un rappresentante, non c’è neppure mai stato.
Forse era meglio se invece che per Palazzo Cavallo il M5S l’avesse presentato come candidato al comune di Laterina.
Tanto anche in casa della Boschi i grillini alle ultime elezioni sono arrivati prima del Pd.
