Ubi Banca ha comprato BancaEtruria per la sua collezione di indagati

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La Verità prima o poi vien sempre galla: anche quella con V maiuscola, il giornale diretto da Belpietro che esce da quattro mesi in edicola.
Sarà perché lui è di Brescia e ce l’ha a morte con Vittorio Feltri che è di Bergamo, ma ogni occasione è buona per tirar fuori un pezzo di verità nascosta su Ubi Banca, la banca di Bergamo che ha comprato tre banche per un euro.

Volete sapere l’ultima che ci racconta la Verità su Ubi Banca, che da BancaEtruria licenzierà solo chi vorrà essere licenziato?
L’ultima non è quella che la Verità ci racconta un giorno sì e uno no: che la Procura di Bergamo due mesi prima che quella di Arezzo avvisasse della chiusura delle indagini su altri 50 direttori e impiegati di BancaEtruria per truffa ai danni di risparmiatori, aveva chiesto il rinvio a giudizio di 39 dirigenti di Ubi Banca indagati.

L’ultima che ci riferisce la Verità è quella che i Pm di Bergamo hanno scoperto a Ubi Banca un sistema di “Gestione familiare”.
Insomma, per anni e fino a poco tempo fa, tutto si risolveva in famiglia.
Andava Bankitalia a fare ispezioni, Consob e Bankitalia sanzionavano alti dirigenti per comportamenti o qualche mancato controllo?
Ubi Banca li chiamava a prendere un caffè e li premiava con promozioni e alte cariche interne.

Gli inquirenti – riferisce la Verità – hanno scoperto che a detenere il record di alti incarichi, 17 in tutto, è il presidente del collegio sindacale che era stato sanzionato da Bankitalia per 21mila euro.
Per lui un affare, poco più di mille euro per ogni nuovo incarico.
Un affare quasi come quello che l’ad di Ubi Banca, Victor Massiah, si è giustamente vantato di aver fatto fare ai bergamaschi che si lamentavano di dover spendere un euro per tre banche.

Ma di affari ora si scopre che, comprando BancaEtruria, Ubi Banca ne ha fatto un altro: alla sua collezione di figurine di indagati può aggiungerne in un colpo solo altre 50.
Senza spendere neanche un euro in più.

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