Di giorno fanno finta di litigare e, di notte, vanno a rubare insieme.
Dalle antiche Repubbliche marinare al nodo dell’Olmo, la vera storia dei ladri di Pisa.
Di giorno fanno finta di litigare nel Campo dei Miracoli e la notte vanno a rubbare insieme.
Una volta si trovavano solo a Pisa, com’i cavoli di Bruxelles, ma co’ la globalizzazione li trovi anche n’India, tra l’abati di Montecassino, ‘n Africa nera e al Supermercato sotto casa.
Seconda la storiografia ufficiale sono nati al tempo delle Repubbliche marinare per fregare Genova, Venezia e Amalfi, ma oramai sono più fitti dei cinesi e, per contalli, s’è finito anch’i numeri. Una volta, invece, erano radi quanto oggi i politici onesti.
A quei tempi, non m’arcordo se c’era Pericle, Catone o Quintino Sella, comunque rubare non era bello e vigeva la legge del taglione.
Cioè, se li pigliavano, li mozzavano le mani senza star tanto lì a bregliecare, poi l’ataccavano in vetta a la Torre pendente, al Petrone o a un ramo del Prato della Madonna traslocata a San Bernardo, quando rasero al solo la chiesina di Sant’Jacopo per farci l’Upimme.
La sapete che furono i ladri di Pisa a buttare giù la chiesina dietro l’edicola di Piero?
Se non lo sapete, ve lo dico io.
S’espansero com’ì decibel e i metri cubi durante il boom edilizio de l’anni sessanta e le scatoline intonacate, ‘n do’ il progresso del ventesimo secolo cià urbanizzato come rospi ‘n gabbia.
Arivarono col gatto e la volpe dal nodo dell’Olmo, che è peggio di quello Gordiano, ‘n una notte senza stelle e senza grilli.
Qualcuno l’aprì le porte della città turrita, ma subito l’aretini senza l’anello al naso s’accorsero che ‘l detto: meglio un morto in casa, che un pisano a’ l’uscio, l’avevano inventato quelli della libertè, fraternitè e’galitè, che quel’altri dell’ancien regime ciavevano il sangue blè, affamavano il popolo per diritto di nascita e non avevano bisogno di fare i ladri di Pisa.
Da la rivoluzione francese ‘n giù, è stato tutt’un crescendo rossiniano e, oggi, che col sangue blè c’è armasto solo Umberto di Savoia, i ladri di Pisa sono più fitti del prezzemolo.
Di giorno fanno finta di litigare e, di notte, ci rubano anch’i globuli rossi e noi, popolo di poeti, di santi, d’eroi e di grilli navigatori su’ mai d’Internet, invece di tagliargli le mani e legalli al Petrone in Piazza Grande, si mettono ne le edicole al posto delle madonnine e, per l’elezzioni, gli s’acende anch’i lumini votivi.
Dal libro: Can de’ svizzeri in uscita18 novembre, presentazione ore 17,30 presso libreria Mondadori ad Arezzo
Magari “Rubare” si scrive con una r sola eh!
Ahhh la lingua italiana, questa sconosciuta…