L’Italia che parla di pace e prospera con le guerre

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Un paio di dati ci aiutano a capire. Tra il 2014 e il 2015 l’Italia ha triplicato l’export di armi passando da 2,6 miliardi di euro a 7,9. Si tratta dell’effetto dei conflitti mediorientali e dell’armamento indiretto dell’ISIS (indiretto perché le armi le vendiamo a chi gliele gira, come l’Arabia Saudita). Le industrie di armi violano, con il silenzio assenso dello Stato, la legge 185/90 che vieta l’esportazione di armi verso paesi in conflitto e/o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Infatti proprio l’Arabia Saudita, teocrazia islamista, è stata condannata da organismi e istituzioni internazionali per gravi violazioni dei diritti umani.

Tutto ciò accade senza che praticamente nessun organismo rilevante, né un partito politico di opposizione, né un giornale generalista, né un movimento qualsiasi di dimensioni importanti, abbia nulla da dire.

Di contro ogni giorno gli stessi soggetti piangono (o fingono di piangere) le vittime delle guerre.

Ipocrisia allo stato puro.

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Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.

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