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Monopattini selvatici e città abbandonata: cronache di ordinario disinteresse

Un altro scatto, un altro sfogo. Il degrado urbano passa anche da un monopattino lasciato sulle strisce: simbolo silenzioso di inciviltà diffusa e amministrazioni assenti

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Non fanno più notizia, non indignano più. Sono diventati parte del paesaggio urbano come i cassonetti traboccanti, l’asfalto a chiazze e l’erba alta nei parchi. Ma oggi, il nostro “arredo urbano” si arricchisce di una nuova installazione artistica: un monopattino abbandonato con grazia chirurgica sulle strisce pedonali. Un cittadino, ancora coraggiosamente non assuefatto, ce lo segnala con tanto di foto e una didascalia che sa di resa: “Il simbolo dell’abbandono di una città.”

Ormai i monopattini non si parcheggiano: si seminano. Li trovi nei vicoli, appoggiati alle panchine, incastrati tra i cespugli o lanciati con olimpica nonchalance nei torrenti. A gruppi di cinque o sei, a volte sembra che si stiano riproducendo per mitosi.

Nel frattempo l’amministrazione sembra intenta a battere il record di indifferenza: l’erba cresce fiera e libera nei parchi pubblici, l’asfalto cede sotto ogni passo e buca, e le discariche abusive sbocciano come fiori nei punti più nascosti (e meno controllati) della città e delle colline.

Ma attenzione: non è solo colpa di chi dovrebbe intervenire. C’è anche un esercito silenzioso – ma non troppo – di cittadini con lo smartphone sempre pronto a indignarsi, ma il senso civico dimenticato a casa. E così ci troviamo a combattere questa guerra contro la cialtroneria urbana come novelli Don Chisciotte, con la differenza che il nostro mulino a vento si chiama “inciviltà generalizzata”.

Segnaliamo, denunciamo, fotografiamo. Ma, si sa, il degrado non fa più scalpore. E se anche l’indignazione è diventata vintage, noi continueremo a scrivere. Anche se siamo rimasti in pochi a non accettare che l’abbandono sia la nuova normalità.

3 Commenti

  1. Anche a me la cosa colpisce molto..ma più che altro perché è un interessantissimo termometro dell’odierna psicologia di massa. Ci sono quelli, certo una minoranza, che parcheggiano il monopattino addirittura con precisione creativa perché non siano d’ostacolo. Un corposo nucleo di parcheggiatori “stracchi”, della serie” lo lascio che non dia tanta noia..ma il minimo sindacale…per far meglio dovevo perdere 20 secondi, la vita è breve e quindi accontentatevi”.

    E poi ci sono i manaveri, un numero impresssionante, che parcheggiano a spregio, ” lo lascio così a cazzo e deve rompere i coglioni a qualcuno o almeno lo si deve proprio notare”…qualcosa come una forma di messaggio alla città…”lascio una traccia di me”( con le tradizionali forme artistiche non sarei capace)…”mi girano le palle e devo sfogarmi in qualche modo” ” il mondo non lo reggo e me devo vendicà”.

    Sono come quelli e probabilmente spesso gli stessi che asportano al McDonald e lasciano accuratamente i resti del banchetto nel prato del parco, a 10 metri dal cestino dei rifiuti( mangiano merda e devono lasciare merda); come quelli che quando vai nella bella spiaggia su un bel mare lasciano le cicche, numerosissime, sulla sabbia o rifiuti vari per celebrare la gratitudine alla bellezza e generosità della natura.

    Se ce ne fosse bisogno (basta considerare le guerre in corso, le grandi ingiustizie che caratterizzano il mondo) sono la conferma che dopo tutto ‘sto progresso nei secoli l’uomo è fondamentalmente sempre infelice, distruttivo, ignorante (non ogni uomo ovviamente, ma tanti, tantisimi). Certo, la Pubblica Amministrazione potrebbe fare di più per contrastare, ma quando i fenomeni sono di massa auguri, non si può credere di risolvere il problema a represssione e sanzioni…dietro c’è sempre un problema di educazione familiare e di formazione scolastica o insomma un disagio di massa, tutte cose che richiederebbero bel altre e più complesse cure.

  2. Io mi meraviglio anche del fatto che ai primordi dei monopattini elettrici c’era una vera e propria battaglia per la civiltà da parte dell’amministrazione pubblica aretina per cui venivano trattati alla stregua di rifiuti solidi urbani abbandonati. Magicamente come sono sorti questi verdolini in joint venture con i trasporti locali allora questi sono super tollerati ovunque. Io spesso mi trovo in difficoltà dovendo girare con mia madre che ha seri problemi di deambulazione: sarebbero da rimuovere all’istante con decurtazione dei punti al pari del parcheggio abusivo in stallo disabile. Ma al solito ci sono 2 pesi e 2 misure, non prendiamoci per i fondelli, è palese.

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Gino Perticai
Gino Perticai
Dal 1973 nel mondo della comunicazione, una breve esperienza Milanese con A.P.C. agenzia di Marketing, con l’avvento delle prime radio in Fm inizia una serie di esperienze nelle radio locali: Radio Torre Petrarca, Radio OK, Golden Radio, Radio Life,  fino al 1998 momento in cui l’innata curiosità e la voglia di sperimentare novità lo portano a maturare il primo interesse sul world wide web. E' da lì che nel 2000 nasce l’idea delle prime testate regionali on line. Fonda Arezzo Notizie e la dirige fino al Giugno 2016. l'Ortica è la sua nuova scommessa.
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