Marcantonio Raimondi nacque nel 1479 a San Martino in Argine, una frazione non lontana dall’attuale interporto di Bologna. Discendente da una famiglia di spicco della città di Felsina, legata anche ai Dolfi, vantava tra i suoi antenati Bartolomeo Raimondi, vescovo nel XIV secolo. Fin da giovane si distinse come incisore e orafo di straordinaria abilità, tanto che Giorgio Vasari lo menziona nelle sue Vite, sebbene molte delle sue vicende gli fossero state raccontate da Pietro Aretino.
A Roma, Marcantonio collaborò con artisti del calibro di Giulio Romano e Baccio Bandinelli, insieme ai quali lavorò alle illustrazioni dei Sonetti Lussuriosi, opera del poeta aretino. Spesso si ritrovavano nelle osterie, dove, tra racconti e bevute, prendevano forma le celebri incisioni.
Prima di stabilirsi nella capitale, Raimondi aveva già dissipato i guadagni ottenuti lavorando nella bottega di Francesco Francia, frequentando le donne più belle di Bologna e Venezia. A Roma, era noto con il soprannome di “il Bolognese”, poiché numerosi creditori, padri di famiglia e persino donne incinte lo cercavano per riscuotere debiti o esigere responsabilità.
Secondo i racconti di Pietro Aretino, riportati nel Ragionamento, le cortigiane erano le donne più desiderose di piacere. Nelle famiglie nobili o nei casati di mercanti arricchiti, la presenza di cortigiane era comune, non solo per i lavori domestici ma anche per il soddisfacimento carnale dei signori. Poiché spesso erano più di due, nei periodi di inattività cercavano altre occasioni di piacere, dimostrando una fame insaziabile e un’abilità nell’arte della seduzione.
Raimondi rimase a Roma fino al sacco del 1527, durante il quale venne arrestato a causa delle stampe erotiche ispirate all’opera di Pietro Aretino. Dopo sette anni di bagordi a Bologna, visse fino al 1534. Secondo alcune voci, avrebbe addirittura cambiato il proprio cognome in “Francia”, in onore del suo antico maestro.