Durante la visita del professor Martí Domínguez alle mostre allestite ad Arezzo, abbiamo discusso delle opere di Giorgio Vasari. Domínguez mi ha mostrato, attraverso la sua vasta collezione di fotografie, diversi errori di proporzione presenti nei dipinti del maestro. Questi non erano dovuti ai suoi allievi o collaboratori, bensì attribuibili direttamente a lui. Un esempio evidente si trova nella mostra allestita in piazza San Francesco, poi da rispedire in Firenze alla Galleria degli Uffizi: il ritratto di Alessandro de’ Medici, in cui spicca la sproporzione tra la coscia e il busto.
Anche Ingrid Rowland, insieme a Noah Charney, ha analizzato questi aspetti mentre studiava il percorso che portò Vasari alla redazione delle “Vite”. Alcuni considerano queste imperfezioni come semplici difetti, mentre altri ritengono che fossero deliberate. Le possibili spiegazioni possono essere tre:
- Erano il risultato del lavoro di allievi o aiutanti, ipotesi smentita dallo storico Salmi e dal mio ex professore di storia dell’arte, Monnio.
- Erano dovute alle numerose committenze che costringevano Vasari a lavorare rapidamente.
- Erano scelte intenzionali dell’artista, tese a veicolare un significato allegorico.
Un altro esempio significativo si trova nell'”Allegoria della Giustizia”, che ho avuto modo di vedere anni fa al Museo Nazionale di Napoli, nella collezione Farnese. Quest’opera, commissionata dal mecenate Altoviti e dal cardinale Farnese, raffigura la dea Astrea, ultima a lasciare la terra ormai corrotta dagli uomini. Il corpetto stretto che lascia scoperti i seni rappresenta le regole della giustizia, mentre la coscia mal posizionata potrebbe simboleggiare una volontaria alterazione delle proporzioni per rafforzare il significato dell’opera. Inoltre, il collo sproporzionatamente lungo dello struzzo, elemento simbolico, rappresenta la capacità di digerire o assorbire le decisioni. Astrea guarda altrove, mentre il pendente all’orecchio destro simboleggia la sentenza, che si collega al drappo tenuto dal braccio destro e che conduce allo struzzo, chiamato ad accettarla.
Ritornando al ritratto di Alessandro de’ Medici, primo duca di Firenze dal 1532 al 1537, emerge un’altra curiosità. Nato nel 1510 da Lorenzo II, duca di Urbino, e forse da una serva mulatta, fu soprannominato “il Moro” per la sua carnagione scura. Fu assassinato nel 1537 da un compagno di bagordi, probabilmente un contadino di cui si era invaghito. Nel ritratto, la coscia appare sproporzionata rispetto al busto, e questa scelta potrebbe alludere alla brevità della sua vita e del suo regno.
Dunque, questi errori sono realmente tali, o piuttosto celano significati simbolici? Seguendo l’opinione dei miei professori, ritengo che si tratti di scelte intenzionali, forse affrettate, ma comunque dotate di un preciso intento espressivo.