In epoca preistorica, il colore blu era già noto in tutto il Mediterraneo. Al tempo degli Egizi, veniva utilizzato nelle pitture murali, e si suppone che dal Nord Africa provenisse la pianta che sarebbe stata poi impiegata per tingere tessuti nelle nostre regioni: la comune Isatis tinctoria, una delle piante da blu appartenenti alla famiglia delle Brassicacee. Alcuni tipi di questa pianta si trovano anche in India. Conosciuta anche dagli Etruschi, fu però abbandonata in epoca romana, poiché il colore blu veniva associato alle popolazioni barbare del Nord Europa, come i Vichinghi e gli Scandinavi, che si tingevano il viso con questo colore per incutere timore agli avversari in battaglia. Per questo motivo, il blu era considerato un colore negativo e sgradevole.
Solo nel primo Medioevo si tornò a utilizzare il blu, e iniziarono a sorgere coltivazioni di Isatis tinctoria, chiamata anche “guado”, nella regione di Tolosa, in Francia. Già dall’XI secolo questa coltivazione si diffuse anche nelle Marche, in Umbria e in Toscana. Il commercio di questa pianta divenne una delle risorse economiche principali del territorio aretino nel XV secolo, con il guado incluso tra i prodotti di esportazione sottoposti a tassazione.
Oltre alla capacità di tingere i tessuti, il guado possiede, come molte altre piante, proprietà medicinali. È utile contro lo scorbuto, ha proprietà astringenti, ed era utilizzato per trattare ferite, ulcere e morsi di animali. Inoltre, si ritiene che abbia proprietà antitumorali grazie alla presenza di vitamina A, essenziale non solo per la vista, ma anche per il buon funzionamento del sistema immunitario.
Va ricordato che la ripresa della coltivazione del guado in Francia contribuì a risollevare economicamente una zona depressa, al punto che venne soprannominata “il Paese della Cuccagna”. Inoltre, il blu è il colore simbolo della Francia!