Di solito è di notte, o al calar della sera, che arrivano gli extraterrestri. A volte gli UFO si vedono anche di giorno, ma esistono davvero?!
Personalmente potrei raccontarvi un episodio che mi è accaduto. Riposavo tranquillo, immerso nei miei sogni ancestrali, quando, di primo mattino, un tremolio violento e incessante mi svegliò di soprassalto.
Fuori di casa, una forza incommensurabile mi risucchiò. Fortunatamente riuscii ad ancorare una “gomena” al mio dolce giaciglio, ma non bastò!
Era come sciare sulla neve bagnata: mi sentivo trascinare, accecato da un bagliore infuocato… Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai sospeso come su un tappeto volante, tra due colonne piegate. Pian piano presi coscienza della presenza di un essere grigio, con una sorta di turbantino in testa, simile a una crocchia minuta. Impugnava una specie di pugnale e si muoveva claudicante intorno a me.
Con un solo colpo, zac!, tagliò la mia unica speranza di tornare a casa. Mi sentii sollevare e vidi sotto di me quelle montagne familiari, spoglie di neve, ma cariche del significato della mia esistenza.
Nudo, ma lavato, mi ritrovai in mezzo a esseri sconosciuti. Io, l’extraterrestre, fra una specie di pseudo-assassina armata di pugnale. La rividi molte volte, ma con una siringa in mano. Ancheggiando e zoppicando, si allontanò: uscì dalla sua astronave, che altro non era che una bicicletta grigia come lei, una Cormini.
Era la “Dinda”, infermiera “levatrice” patentata. Quelle dune erano i seni di mia madre, le colonne le sue cosce, e più in là, quel pelato che avrebbe finito per somigliarmi, era mio padre.
Ma non dimentichiamoci il contesto: il tutto avvenne in un frastuono “sirenautico” – l’acqua del mio mondo e la sirena del Fabbricone che annunciava l’entrata degli operai.
Ero stato rapito da esseri terrestri. Ora mi sono ambientato, ma ci è voluta una vita!