Le prime due lettere dell’alfabeto greco, “alfa” e “beta”, danno il nome a ogni sistema di scrittura che rappresenti, in modo più o meno preciso, i suoni di una lingua. Questo mi fa domandare: perché non si chiama “tau/iota” o “tauioto” invece di “alfabeto”? Ma lasciamo stare…
L’alfabeto greco, per quanto importante, non è stato il primo. Per comprendere la sua origine, dobbiamo guardare all’antico Oriente e alla storia della scrittura, che mostra come molti popoli, adottando sistemi ideografici, abbiano analizzato i suoni (la fonetica) delle loro lingue. In alcuni casi, si fermavano a sistemi sillabici; da qui nascono sistemi misti, logografici e sillabici.
In Egitto, la scrittura privilegiava un approccio sillabico che venne poi ereditato dai Semiti, formando la base della scrittura greca. La scrittura egizia adottava processi sillabici monoconsonantici aperti: ogni consonante aperta poteva essere seguita da una qualsiasi vocale.
Secondo Erodoto, i Fenici fecero un ulteriore passo in avanti. Nell’alfabeto fenicio si era già isolato il nesso vocale, presente nella lingua scritta dell’epoca micenea. Quando i Greci adottarono il sistema sillabico fenicio, notarono che le vocali seguivano sempre le consonanti. Questo li portò a creare un segno per ogni consonante, dando origine al primo vero alfabeto. Assunsero anche il segno “Y” dai Semiti e crearono un nuovo simbolo, il digamma (F), per rappresentare la semivocale. Nacquero così cinque segni vocalici puri e molte affinità tra la scrittura greca e quella semitica, soprattutto nelle occlusive sorde e sonore.
Se tutto ciò risulta poco chiaro, la questione è questa: i Greci presero la scrittura semitica e le dettero un ordine, aggiungendo semivocali e distinguendo le diverse consonanti. Gli Etruschi, poi, fecero altrettanto, come si può vedere nelle Tavole Eugubine, conservate nel Palazzo dei Consoli di Gubbio, dove si nota la trasformazione della lingua etrusca nel corso di cinque secoli.”