FIRENZE RISCHIÒ L’ALLUVIONE NEL 1326
Nato nel 1381 a Lucca, discendente della famiglia degli Antelminelli, proprietaria di miniere in Lunigiana, Castruccio Castracani fu assassino (in Inghilterra, per onore!?) e ruffiano dell’imperatore. Amico del potente Uguccione della Faggiola, all’epoca signore di Pisa, fu protagonista di una vita movimentata.
(Uguccione della Faggiola, nato a Casteldelci, fu signore di Arezzo nel 1295, vicario a Genova nel 1302 e, tra il 1311 e il 1312, nominato signore di Pisa da Enrico VII).
Tornando a Castruccio, dopo essere fuggito in Inghilterra e poi in Francia a causa di un omicidio, divenne il capo dei ghibellini di Lucca. Nel 1316, divenuto signore della città, ebbe l’ambizioso sogno di conquistare tutta la Toscana, con l’intento di fare di Lucca la capitale. Mosse guerra alle città guelfe, conquistando Pistoia e Pisa, e nel 1325 sconfisse i fiorentini ad Altopascio. Proseguì con l’occupazione di Signa, assediando Firenze. Continua a leggere
Prendendo possesso del castello e della cittadina di Signa, fece coniare una moneta, chiamata “castruccino”, con l’effige dell’imperatore Ottone. Durante l’assedio di Firenze, pensò di allagare la città chiudendo la Gola Gonfalina. Dopo sei mesi di assedio, desistette, bruciando però il castello di Signa, che fu ricostruito dai fiorentini con l’aiuto di Carlo d’Angiò, re di Napoli.
Condottiero sì, ma non prese parte alla spedizione contro Roma, contrariamente a quanto riportano alcuni, dove invece era presente Pier Saccone Tarlati. Castruccio riuscì a spodestare il vescovo Guido Tarlati dalla carica di gonfaloniere dell’imperatore.
Morì nel 1329, durante una sommossa a Pistoia, colpito da un infarto in battaglia. Riposa per sempre a Lucca, nella chiesa di San Luca.
IL DENARO PRESTATO NEL MEDIOEVO E L’ANTISEMITISMO DI SIENA
Pietro Tarlati, detto Pier Saccone, fratello del vescovo Guido Tarlati, vicario di Castiglion d’Arezzo e signore di Bibbiena, era un cristiano devoto, noto per le sue opere di carità verso i poveri. Inoltre, prestava denaro alle famiglie nobili di Siena e Pisa.
In quel periodo, i finanziamenti erano spesso gestiti da nobili cristiani facoltosi o mercanti con ampie risorse. Quando i tassi erano ragionevoli, si parlava di “piccola usura”. Dante condannava i grandi usurai, come i Gianfigliazzi e gli Scrovegni, ma riservava un giudizio più clemente verso gli ebrei, affermando che se fossero vissuti rettamente, avrebbero ottenuto una ricompensa nell’aldilà. Anche Boccaccio, nelle sue novelle, descriveva gli ebrei in modo positivo, come nei casi di Abraam e Melchisedec. Persino Shakespeare, con Il mercante di Venezia, e Marlowe, con L’ebreo di Malta, rappresentarono personaggi ebrei in modo significativo. Continua a leggere
Il clima di tolleranza durò fino al 1348, l’anno della peste nera che decimò un terzo della popolazione europea. A partire da quel momento, coloro che prestavano denaro dovettero alzare i tassi a causa dei maggiori rischi. A Siena, dopo la caduta del governo dei “Nove” mercanti, si riconobbe l’importanza del prestito ebraico, come quello del finanziere Vitale di Daniele, che rimase attivo fino al 1393, quando fu decretato che gli ebrei dovevano essere allontanati dal centro della città.
Con la signoria di Galeazzo Visconti, tornò un periodo di riappacificazione. I senesi, sperando di competere con Firenze, permisero a Gaio di Angelo di prestare denaro. Tuttavia, alla morte di Visconti, l’odio antisemita riaffiorò. Nel 1425, seguendo le disposizioni di Fra Bernardino Albizzeschi, fu proibito ospitare ebrei in casa, ritenendo che danneggiassero la città.
Dal 1437, per necessità economiche, la presenza degli ebrei fu nuovamente tollerata. Nel 1457, a Jacob fu concesso un fondo di 15.000 fiorini per finanziare prestiti. Tuttavia, la volubilità dei senesi si manifestò ancora una volta nel 1466, quando Angelo di Lucignano fu accusato di aver fatto una parodia della Madonna. Torturato su ordine del podestà, venne ucciso in carcere da sicari che impedirono un giusto processo.