AREZZO E LA PESTE DEL 1400 E L’INVASIONE DEI FIORENTINI E BOLOGNA?
Da alcune lettere dell’epoca, si deduce che mentre Firenze e Bologna erano città colpite dall’epidemia di peste, ad Arezzo i pochi malati erano tutti guariti, salvo uno di salute cagionevole.
Così scrive un frate alla sua famiglia a Firenze, invitandoli a comprare casa ad Arezzo, e di far presto, in quanto molti fiorentini si sono già trasferiti e i prezzi non sono ancora aumentati.
Anzi, le case costano meno rispetto a Firenze e Bologna. Continua a leggere
Nella missiva, Bologna viene scritto “Bolongna”, e mi sono domandato perché. Dall’Etrusco, Felzna, alcuni dicono che fosse una famiglia nobile del tempo etrusco, altri che indicasse la terra fertile della zona.
Secondo me è la spiegazione più convincente, ma ci sono anche coloro che prediligono l’aspetto delle costruzioni o la cinta muraria fortificata.
La città dell’Etruria Padana fu conquistata dai Galli Boi nel IV secolo a.C. I Galli Boi erano esperti combattenti e venivano usati come corpo di cavalleria da Cesare nella sua X Legione. “Bononia Docet” nel medioevo, in quanto prima università d’Europa, e abitata da uomini miti (“buonuomo”).
Non pensavo però che in volgare si scrivesse “Bolongna” e non “Bologna”.
D’altra parte, il nome Tommaso si scriveva anche Tomaxo, Tomaso e pure come in italiano corrente, Tommaso.
DAL GROSSO AL FIORINO AI PAGAMENTI RATEALI ALL’USURA
Diverse città-stato coniavano la propria moneta.
Il “grosso”, prevalentemente in argento, fu coniato per circa 60 anni ad Arezzo con l’effige del patrono San Donato.
Veniva chiamato “grosso” perché realizzato in argento: l’aquilano coniato a Merano, poi sostituito dal grosso tirolino a Venezia, Massa Marittima e Lucca avevano tutti il proprio grosso, e il grossone come multiplo.Continua a leggere
Poi, Arezzo rimase senza una propria moneta e si sviluppò un’economia finanziata dagli scambi commerciali.
Le banche e gli “usurai” (così venivano chiamati coloro che prestavano denaro) allargarono il loro campo d’azione.
Tuttavia, ad Arezzo si dipendeva fortemente dal sistema finanziario della città dominante, Firenze, che coniava il Fiorino.
I rapporti commerciali relativi alla produzione di tessuti, veli, funi e corde necessitavano di finanziamenti poiché i pagamenti venivano posticipati fino alla vendita.
Un grossista fiorentino scrive nel 1393 al produttore aretino: “Non mandetemi più tessuti di pregio perché il popolo chiede veli o panni a basso costo”, dimostrando che, dopo l’incremento delle nascite, il commercio e i servizi soppiantarono l’economia manifatturiera, provocando un allargamento della povertà.
Il grossista continua: “Alla fine del termine di pagamento vi manderò tutta la somma in quanto ho dovuto vendere a rate… e vi chiamerò se ho bisogno di altra merce.
Ma ricordatevi di mandare solo tessuti da contado, poveri.
Se avete funi, potete mandarmele, in quanto si vendono bene e subito!”
Le strade e i tracciati erano infestati da banditi e ogni trasporto veniva seguito da balestrieri a difesa del carico.
Conclusione: Meditiamo, i servizi e il commercio aumentano la massa dei poveri e accrescono il potere delle finanziarie e dei trasporti, multinazionali delle consegne!