Avete presente quei giardini ta viale Michelangelo e via Guadagnoli, dopo l’ Arena Eden, era il nostro campo di calcio.
In fondo a via Crispi, in tralice, uno stradello non asfaltato univa le due vie sopra menzionate, poi asfaltato, per l’arrivo del giro d’Italia di moto, sì di moto,a cui partecipavano anche alcuni aretini, e successivamente utilizzato per la corsa “in rosa”, giro d’Italia.
Appena finito di mangiare, ancora con il boccone sullo stomaco, ci ritrovavamo con un pallone di cuoio ricucito e talvolta di forma non sferica, a camera d’aria, che non serviva per dormire.
Fecero, di muro, ai limiti del campo, l’edicola di Pompeo, che non mi combatte’, costui, era un vecchio, sempre con un pastrano lungo grigio per coprire il suo passo cadenzato, o da paralisi infantile o da deformazione di nascita, era insomma più che zoppo, una coppola in testa, anche questa grigia, e arrivava con un triciclo.
Lo accompagnava, nei suoi ultimi anni di vita, il nostro Gianfranco Duranti, che poi ne prese la gestione, sempre intento a scrivere articoli per i giornali.
Il campo era un po’ in pendenza e nella parte di Viale Michelangelo, vi era proprio un greppo e un leggero fossetto, tanto che i palloni quando finivano nella strada, molte volte venivano scoppiati, dalle ruote dei mezzi pesanti, che transitavano, in quanto a quei tempi era l’unica via di comunicazione tra Arezzo e la Val Tiberina.
L’ uscita del Fabbricone segnava la fine del primo tempo in estate, poi proseguivamo fino all’ora di cena, talvolta sudati tra un azione e l’altra andavamo alla “Bettola” in via Guadagnoli, e tra i tavoli unti di legno, andavamo fino al banco di marmo della mescita, a farci dare acqua e 2 lire di magnesia,… era il nostro doping,.. s’andava dopo, come scoppiettate!