Alla fine una bicicletta ce l’hanno tutti. Almeno una, per ogni casa. Sono oggetti comodi, semplici (beh, insomma, non sempre), pratici, pragmatici, economici (quasi sempre), silenziosi. Un po’ ingombranti, forse, se non hai un luogo dove tenerli al sicuro e devi accontentarti di un corridoio tra la porta di casa e la cucina.
Ormai hanno le loro strade, le loro piste, i loro percorsi, tutelati e protetti. Sicuri, il più delle volte. E rastrelliere in ogni angolo. Porta bici, portabiciclette, sostegni per biciclette. Chiamali come ti pare ma ci sono e sono tanti e di tante forme. E, dove non ci sono, basta un muro, un albero, un cancello, un lampione, una siepe e la tua bici ha un luogo dove riposare.
Non serve altro, a parte un lucchetto. Piccolo o grande dipende dall’ansia. Più o meno, chi vuole, li rompe un po’ come gli pare, siano come siano.
È tutto così semplice che non c’è da scrivere altro. Non servono ulteriori parole. Ma allora… perché le bici sono così tristi? Con quei manubri bassi, con quelle ruote davanti sempre un po’ piegate. Un po’ a destra. Un po’ a sinistra. Mai dritte, mai fiere? Con quei sellini corti? Con quelle luci spente, giorno e sera?
È colpa anche un po’ nostra. Siamo così avvezzi a complicare le cose (anche le biciclette, mannaggia!) che quel che ci appare semplice, un po’, lo allontaniamo. Lo schifiamo. E le bici che, con tanta tecnologia, restano una delle invenzioni più straordinariamente semplici e insieme utili dell’umanità, ne fanno le spese.
Forse per questo, forse per altro, in città (in ogni città) sta nascendo un nuovo gioco: il nasconbici. Come si fa con i bambini, quando son tristi. Bisogna distrarli. Catturar l’interesse. Cambiare il punto dove si ferma lo sguardo per perder di vista la tristezza. Così, qualcuno, lo sta facendo con la propria bici (speriamo sia la propria). Per tirarla su. Per donarle un po’ d’allegria. Un grazioso gioco al nascondino, con le biciclette.
Pare che le biciclette rispondano bene. Siano contente. Si nascondono ma poi fanno capolino. Quei manubri, una volta tristi, alzano il capo, sembrano sorridere. Così contente che, pare, qualcuno racconta, hanno deciso di rendere il gioco più stimolante. E ora si nascondono a pezzi: una ruota qui, la sella là, la catena dove sarà?
Il nasconbici diventerà un gioco popolare? Chi può saperlo. Resta il fatto che ti puoi tranquillizzare: se non trovi la bicicletta che hai lasciato sotto casa, prima di chiamare i carabinieri, prova a giocare.