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Ad Arezzo gli spazi per i manifesti elettorali dimostrano il vuoto della politica

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C’era un tempo dove le notti precedenti le elezioni erano particolarmente movimentate.
Gli attivisti dei partiti (sì, un tempo c’erano) prendevano secchio colla e pennello ed andavano ad attaccare i manifesti elettorali negli spazi all’uopo predisposti dal Comune.

Lo facevano con entusiasmo ed un po’ di goliardia, quando occupavano volentieri anche lo spazio del partito contrapposto.
Era una specie di gara che durava tutta la notte, e spesso ad un manifesto ne venivano attaccati sopra decine di altri perché ad ogni ora la ronda attacchina passava.
Qualche tensione si verificava ma c’era passione e c’era tanta colla.

Oggi che tutto è virtuale la politica è personalizzata alla ricerca di un posto di lavoro ben (troppo) retribuito ed al massimo i candidati hanno qualche parente e qualche portaborse in attesa di prebende, che li aiutano in quegli strani negozi pro tempore dove vendono il nulla, i manifesti sono quasi scomparsi.

Così, a pochi giorni dal 4 marzo, vediamo in città questo spettacolo indecoroso di spazi elettorali grattati e sporchi che restano così disadorni come le speranze degli elettori.Campo-Marte-spazi-elettorali

Certo, non è solo nostalgia di un tempo che non c’è più, ma tristezza di una politica che non riesce ad entrare nel cuore della gente ma solo nella pancia producendo scoregge micidiali.

Chi ha visto recentemente il bellissimo film “Tre manifesti a Ebbing Missouri” sa che un messaggio lanciato con il cuore vale molto di più di mille chiacchiere.

Ma ci vuole il cuore, un po’ di coscienza e molto coraggio.

 

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Luciano Petrai
Luciano Petrai
Di professione “curioso”, ha attraversato negli anni ’80 le speranze ecologiste collaborando attivamente con gli Amici della Terra – Italia. Ha cavalcato le delusioni politiche e sociali attraverso una buona dose di auto-ironia e di sarcasmo. Attualmente fa parte della redazione del periodico “Essere” ed esprime note e lazzi in una frequentata pagina facebook . Ed ora l’esperienza ne “L’ortica” per continuare a pungere divertendosi.

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