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martedì, Aprile 2, 2024
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L’anno che verrà

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Caro aretino ti scrivo, così mi distraggo un po’, e siccome sei molto rintronato più forte ti scriverò.

Da quando l’hai auta, c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va. Si esce poco la sera, tranne quando è festa, e c’è chi tira lanterne per aria sperando serva a qualcosa…

E si sta senza parlare, per intere settimane, ma quelli che hanno niente da dire chiacchieron ch’è ‘n piacere…

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno, porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando,

Non ce sarà più mercatini e i commercianti s’arangeranno, ma il Ghinelli rimarrà a Palazzo Cavallo, perché ‘l PD ce l’ha misso senza volello…

Ci sarà da mangiare rocchj tutto l’anno, e anche i fasci potranno parlare, mentre i grillini già lo fanno…

E si farà l’amore, ognuno come gli va, e anche i preti potranno sposarsi, mentre il Minestrina lo ha fatto già…

e senza grandi disturbi, qualcuno sparirà,

saranno forse i troppo furbi (come il Bracciali) e i cretini di ogni età.

Vedi caro aretino, cosa ti scrivo e ti dico, e come sono contento, di essere qui in questo momento; vedi vedi vedi vedi vedi caro aretino, cosa si deve pensare, per poter riderci sopra, per continuare a sperare.

… l’anno che sta arrivando, tra un anno passerà, Banca Etruria sarà un ricordo e questa è la novità…

 

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.

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