Ha appena issato le sue insegne al posto di quelle di BancaEtruria, e già davanti ai cancelli di Ubi Banca in via Calamandre sono scesi in sciopero 32 lavoratori.
Sono quelli che hanno sempre lavorato per BancaEtruria per la gestione elettronica dei documenti, l’archiviazione fisica, data management, come dipendenti della ditta Memar che con BancaEtruria aveva un contratto di servizio.
Ubi Banca non l’ha rinnovato e Memar ha chiuso la sede di Arezzo.
A otto di loro è arrivata una lettera di trasferimento da Arezzo a Roma.
Per gli altri 24 mancano certezze: lo dicono i sindacati che tenteranno di avere un incontro con la direzione di Ubi.
I sindacati non dicono di quale direzione si tratti, se quella di via Calamandrei o quella generale di Bergamo. Che negli altri incontri con la Fiab, il sindacato dei bancari, aveva sempre promesso che nessun dipendente della vecchia banca aretina sarebbe stato toccato: a meno che non si trattasse di esodi volontari.
Ora è vero che la direzione generale di Ubi Banca è in città alpine o prealpine e che lì le navi non ci sbarcano, ma comincia a serpeggiare il dubbio che le sue promesse siano come quelle dei marinai.
Chissà che il dubbio non debba porselo anche il sindacato dei bancari che alle promesse ha finora creduto come le fidanzate dei marinai.