Gli archeologi lo avevano detto: bisogna rivedere la storia del cavallo di Troia.
Gli avvenimenti politici di questi ultimi tempi gli danno ragione.
La debacle del PD in Sicilia, preparata scientificamente dal suo segretario lo dimostra. Del resto c’erano tutti gli elementi che da tempo facevano intendere che qualcuno all’interno del partito aveva una bussola che indicava solo a destra.
Dentro al cavallo di Troia ci è entrato un pony, ben allenato da Berlusconi, tronfio e ubriaco di sé stesso che ha avuto il compito, dal patto del Nazareno in poi di distruggere un partito e la sua tradizione socialista, moderata quanto volete, ma che non avrebbe mai accettato gli Alfano, corteggiato i voti di pregiudicati come Verdini e fatto resuscitare uno zombi come Berlusconi.
Il pony Renzi ha fatto un buon lavoro.
Si è circondato di nani e ballerine (ha avuto un buon maestro), ha diviso il partito facendolo diventare come il bosone di higgs, e tira dritto, quasi come Lapo, continuando la sua corsa su tutti e contro tutti.
Le sue giravolte sulle banche, sul lavoro, sulla società fanno invidia alle glorie di Schumacher, perché bisogna essere cinici e travolgere tutto quello che può rallentare la corsa.
Ora dopo queste elezioni in Sicilia e in previsione di quelle nazionali a marzo sentiremo altri discorsi alla Vanna Marchi e qualcuno comincerà ad accorgersi della mancanza di due elementi fondamentali che rendono credibile una persona come leader: la modestia e l’umanità.
《se mala segnoria, che sempre accora li popoli suggetti …》