Si mette in mostra, cerca di vendersi, ma Ferretti parla di mille contatti e nessuna offerta seria (“un mucchio di cialtroni”).
E’ che gli imprenditori seri, quelli che hanno successo e fanno soldi, si occupano in primis delle proprie aziende, in seconda battuta si fanno pubblicità utilizzando canali molto più redditizi di quanto non possa essere l’Arezzo calcio.
Bertelli viaggia in elicottero e in barca a vela, figuriamoci che glie ne frega di Arezzo e dell’Arezzo.
Gianni Gori (gruppo Graziella) è un ex portiere, un appassionato di calcio e tifoso amaranto, ma la sua azienda lavora in un mercato internazionale per il quale investire sull’Arezzo non porta alcun beneficio.
La famiglia Butali non è più interessata all’Arezzo da decenni, dopo la scottatura che prese il capostipite Benito una trentacinquina di anni or sono.
Altri si interessano alla pallavolo o ad altri sport, ma non al calcio, per cui l’Arezzo, che è una società di serie C e costa più o meno un milione netto (da introiti vari) di esborso annuale, non piace a nessuno.
Però secondo me questi imprenditori sbagliano, perché se è vero che l’Arezzo attuale rende poco e niente a livello di immagine, lo è anche il fatto che se fai dell’Arezzo un gioiello che va in serie A e tremare il mondo fa, allora potrai avere il ritorno che dava il Parma all’epoca in cui era ai massimi livelli calcistici della sua storia.
Va be’, lo so, son sogni e basta; ma uno ci prova…