Lunga vita al primo rettore della Fraternita dei Laici, Pierluigi Rossi: ma leggendo la Nazione in questi giorni c’è stato chi si è preoccupato per lui al quale la Nazione ha dedicato un panegirico che sembra un elogio funebre.
E, come una maestrina che corregge i compiti, ha preso la “penna” (una volta era la matita) rossa e l’ha strisciata sulla bocca di chi afferma che la Fraternita dei Laici è una azienda partecipata del Comune.
Infatti il Comune non ha quote della Fraternita i cui rettori vengono nominati dal sindaco e questo basterebbe e avanzerebbe per capire quanta dell’autonomia declamata possono esercitare la Fraternita e il suo primo rettore che del resto non ha mai fatto mistero di concordare ogni iniziativa con il sindaco.
Ma prima di strisciare la “penna” rossa sugli errori dei compiti, la maestrina dovrebbe prepararsi meglio sui temi, compiti e i doveri della Fraternita, che da quando è stata trasformata in Asp, azienda pubblica di servizi alla persona, come tutte le Asp ha “accentuato il legame con i comuni, sia attraverso la previsione di una riserva di quote all’interno dei consigli di amministrazione (in questo caso il rettorato) e dei collegi revisori, sia attraverso più marcati poteri di indirizzo, vigilanza e controllo da parete degli enti locali”.
Lo dice Alla faccia dell’autonomia.