Checchè se ne dica, o si voglia far credere, Arezzo è più equiparabile ad un paesone che ad un capoluogo di provincia.
Ergo tutti sanno tutto di tutti, il pettegolezzo viaggia veloce e rapido, si propaga a macchia d’olio.
Se gli aretini si impegnassero nel lavoro, nello studio e nella vita con la stessa perseveranza ed impegno di come spettegolano, in giro ci sarebbero migliaia di Mozart, Einsten e Steve Jobs.
Invece abbiamo migliaia di Suschini sussurranti, che non avendo una vita propria soddisfacente, si fanno i cavoli altrui alla grande.
Argomenti che vertono su: corna, ruberie, truffe, processi, assunzioni in posti di lavoro per raccomandazione, posizioni di privilegio abusive, guadagni non meritati o fatti al nero, scorrettezze personali, leccaculismo a scopo assunzione, ipocrisia, carriere politiche o professionali senza merito, opportunismo, varie ed eventuali.
In questo gli aretini sono secondi a nessuno, è vero, ci sono grandi fette della popolazione la cui reputazione è più nera del carbone, sfortunatamente sono spesso ai vertici della società e non ci si spiega come possano continuare a perpetuare le loro malefatte a spese degli onesti.
Nessuno agisce concretamente per impedire il perpetrarsi di tali atti e nell’ombra spettegolano, sussurrano, si indignano, sparlano. Ma nessuno agisce.
Corrotti i primi, vigliacchi i secondi, si spiega forse perchè Arezzo resterà sempre quello che è: un paesone pettegolo fatto di furbetti e di codardi.
Salvo certamente una parte di oneste persone, intelligenti, riservate, che purtroppo sono le prime vittime di queste due categorie di cialtroni e disonesti.
Napoli aveva Pulcinella, qui propongo di istituire una nuova maschera, Suschino.
Da oggi ad Arezzo si dirà: il segreto di Suschino.