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giovedì, Marzo 28, 2024
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A noi non serve il Gay Pride

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Non c’è bisogno di una manifestazione per riconoscere ai Gay e a tutte le altre forme esistenti di generi sessuali il diritto di stare al mondo con gli stessi diritti-doveri degli eterosessuali.

Certo, come etero siamo in netta maggioranza e questo, insieme alla possibilità di procreare come natura prevede, ha fatto sì che nel tempo le fortune dei Gay (per semplificare) siano state almeno alterne. Di fatto ci sono stati periodi importanti nella storia dell’umanità, in cui i gay sono stati discriminati e anche eliminati fisicamente, ma ce ne sono stati anche di quelli nei quali sono stati considerati alla stregua degli etero.

Per quel che mi consta, da etero, non ho alcuna difficoltà a riconoscere che i gay hanno disseminato la storia del genio e della creatività più alta.

Nessuno può dimenticare figure come quelle di Leonardo da Vinci, di Michelangelo o del “maledetto” Caravaggio. Gli esempi sarebbero infiniti, da Oscar Wilde fino ai più recenti e terreni Andy Warhol, Gianni Versace, Giorgio Armani, Valentino, Cristiano Malgioglio ecc.

Ma che li nomino a fare? Quel che conta è la quotidianità e nella vita quotidiana i vari generi sessuali convivono benissimo laddove c’è un popolo civile (purtroppo nel mondo non sempre si verificano queste condizioni).

Ecco, questo semmai servirebbe: alzare l’asticella della civiltà nostro popolo, che si sta dimenticando di essere una comunità, e di avere dei doveri civici, per dare spazio all’individualismo sfrenato.

Ben venga chiunque abbia qualcosa di interessante da dire perché si è impegnato per poterlo fare; di qualunque genere e colore sia.

Comunque la chiudo qui, che in questa testata ci stiamo occupando anche troppo esclusivamente di “ominisessuali” e parmigiano, in questi giorni.

“In fondo gli uominisessuali sono gente come noi, noi normali…”, come dice il poeta.

 

 

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.

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