Arezzo potrà usufruire, prossimamente e grazie al Comune, del diritto umano al Trattamento Eutanasico Facoltativo ? Chissà chi lo sa. Bisogna pazientare che prima si compia una gran dissertazione all’ordine del giorno a Palazzo Cavallo.
Fatto sta che:
Dopo l’8 maggio, l’Aula mezzavuota,
il Consiglio Comunale di Arezzo si ridà coraggio il 18.
E alla luce dell’ultima morìa di presenze,
pensando al domani (in particolare, pensando all’ultima ora) ,
e pensandoci su concretamente,
con l’audace intenzione di sfatare la pena che fanno,
dopo la morìa dell’8 maggio,
si dissero in camera caritatis:
“La prossima volta dobbiamo inserire all’ordine del giorno qualcosa che dia un segno di vita alla collettività!”.
Qualcosa di molto etico.
Meglio se è un problemone bioetico & giuridico.
Qualcosa di altamente morale.
Meglio ancora se è una questionciona grossa grossa, un cui ricorrano termini come dignità & libertà.
Acciderboli, il Consiglio Comunale c’ha qualche fiore fiore di rètore.
Qualche fior fiore già smanioso di dissertare su tematiche tipo bioetica, dignità dell’uomo, autodeterminazione.
Arezzo perde terreno ma resta caput mundi sui problemoni grossi come case.
Ed infatti:
Nel giro di una decina di giorni, gli amministratori cittadini si sono cimentati di buzzo buono nel tentativo di trovare questo qualcosa che avesse lo spessore di una faccenda costituzionale.
Un po’ aiutati dall’emozione, un pochino agevolati da ciò che è di moda in Parlamento, un tantino favoriti da qualche eclatante caso riportato dalle grandi testate giornalistiche, a forza di batterci le capocce hanno individuato questo qualcosa:
una gran disquisizione, una poderosa dissertazione su qualcosa di… inevitabile… ineludibile… predestinato:
LA MORTE.
Pudicamente detta Fine Vita. Castigatamente chiamata sensibilizzazione sul fine vita. Ma pur sempre morte.
Alò, dato che non sanno come usare il mandato avuto dalla collettività, che li manda in Comune a fare qualcosa di terreno, ricominciano da “un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare” (Jorge Louis Borges).
Speriamo che non la tirino per le lunghe. E partoriscano un atto amministrativo che deliberi ciò che il Comune consente a ciascuno di noi quando verrà l’ora per ciascuno di noi.
Un’ordinanza sull’autodeterminazione a morire. Un trattamento eutanasico facoltativo firmato dal sindaco.