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lunedì, Aprile 1, 2024
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Noi i botoli ringhiosi se mangeno…

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Ad Arezzo abbiamo superato la nomea dataci dal sommo poeta.
Non più Botoli Ringhiosi, ormai, ma avidi consumatori di qualsiasi cibo si porti in piazza.

Si mangia di tutto: dalle costate argentine, ai biscotti francesi, dalle salsicce di cinghiale a quelle calabresi col peperoncino; dai dolci siciliani a quelli napoletani e così via…

Ultimamente si è anche aggiunto al panino col lampredotto (che una volta a noi aretini faceva schifo, ma oggi non più) anche quello con la meusa, un miscuglio palermitano di fette sottilissime di Milza e polmone.

Non mi stupirei se tra una piazza del gusto e l’altra ci toccasse anche qualche cane o gatto arrostiti alla svizzera (già!) o alla cinese…

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.

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