Il sindaco Ghinelli, prima o poi, potrà anche rimettere mano alla Giunta, ma non perché lo costringe qualcuno a rifarla.
Di sicuro non può costringerlo il difensore civico, come è successo al sindaco di Casina, un paese di 4mila abitanti in provincia di Reggio Emilia.
A lui il difensore civico gli ha imposto di rifarla perché l’aveva fatta con assessori tutti uomini.
Contro la legge che vuole in Giunta la parità di genere.
Non che il sindaco di Casina sia un maschilista, il fatto è che lui in giunta ci voleva solo chi era stato eletto in consiglio, e tra gli eletti nella sua lista non c’è neanche una donna.
Ha provato a chiedere a qualcuna delle donne non elette della sua lista se voleva fare l’assessora, ma da tutte si è sentito rispondere “no grazie”.
Ora almeno una donna che possa fare al caso suo la deve cercare in paese o nei dintorni.
Ghinelli conosceva bene la legge, e due donne elette nella lista Oraghinelli le aveva.
Neanche una tra quelli eletti in Forza Italia, una sì tra i Fratelli d’Italia e un’altra nella Lega.
Insomma, se avesse voluto, di donne elette tra chi lo sostiene, ne aveva quattro da fare anche assessore.
Ma la legge non obbliga mica i sindaci a scegliere gli assessori solo tra chi è eletto in consiglio.
Infatti Ghinelli, che la parità di genere voleva rispettarla, in Giunta ha chiamato tre donne e solo una di queste si era presentata in una lista amica, la Lega: Tiziana Nisini, che aveva preso due preferenze anche perché nessuno ad Arezzo la conosceva.
Non è di Arezzo, come del resto le altre due, quella in quota Forza Italia Lucia Tanti, che è di Caprese, e Barbara Magi assessora esterna.
Tre donne e quattro uomini in Giunta.
Quote rosa più che rispettate: tre su sette è più del 40 per cento di donne in Giunta.
Come vuole la legge sulle pari opportunità.
Ma gli uomini ce la faranno in quattro a tenere a bada tre donne ?
E se qualcuna, poi, sgomita come se fosse due?