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domenica, Marzo 31, 2024
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BancaEtruria, anche per la Bce è più importante il referendum

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Passi per Renzi e la Boschi che in questi giorni si tengono sì al largo da Arezzo dove li aspetterebbero tonnellate di pomodori maturi, ma per il resto hanno ben altro da fare in tutta Italia che occuparsi della fine di BancaEtruria.
Hanno tanto da fare con il referendum che perfino la Bce non vuol disturbarli con una bagattella come quella di BancaEtruria.
Se può finire dentro Ubi Banca, lo dirà solo dopo il 4 dicembre : quando finalmente anche i muri smetteranno di parlare di referendum. Ma di BancaEtruria poi parlerà Renzi?

Alla Boschi solo sentirne il nome viene l’orticaria.
L’unico che tra i renziani di ferro potrebbe parlarne sarebbe il deputato aretino che riuscì nell’impresa di far perdere le elezioni a Matteo Bracciali candidato a sindaco.
E in fondo per lui, eletto ad Arezzo, sarebbe un dovere più che per la figlia del Boschi che andava da Carboni per farsi consigliare un nome da direttore di BancaEtruria.
Ma a pensarci bene forse è meglio che il deputato continui a tenere la bocca cucita: l’ultima volta che parlò di BancaEtruria fu per un annuncio trionfale su tutte le frequenze, anche quelle aretine.

Esultava per la firma del decreto che metteva in mutande gli azionisti e gli obbligazionisti di BancaEtruria.
Ad esultare non aspettò che passasse più di un minuto dalla firma.
Quando cominciò a sentire odore di pomodori, cominciò a capire e smise di parlare, di BancaEtruria, di Arezzo e di Laterina.
Meglio così, fa meno danni a parlare di referendum.

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Campano a martello
Campano a martello
Niente paura: il campano di Palazzo Cavallo ha suonato a martello una volta sola, e per sbaglio. Successe il 16 luglio 1944 quando per festeggiare la liberazione di Arezzo, chi salì sulla torre, era troppo felice per pensare ai significati dei rintocchi. Bastava che il campano tornasse a suonare. Anche ora il campano vuol suonare come quel giorno di festa: agli aretini di allora bastò che suonasse, non importa se a martello, per sentirsi finalmente liberi. Perché non dovrebbe bastare anche agli aretini di oggi che suoni a martello anche per sbaglio, purchè risvegli la città dal sonno e festeggi una nuova conquista di libertà?

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