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giovedì, Marzo 28, 2024
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Referendum: perché Berlusconi fa la campagna per il no

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Domenica 4 dicembre si va a votare per il referendum sul sì o il no alle riforme costituzionali.
E questo ormai lo sanno anche i muri, perché giorno e notte sui muri ci rimbalzano gli appelli al voto con la frequenza di una volta al minuto.
Così come anche i muri sanno che se vince il no resta tutto come prima, se vince il sì quando si voterà alle politiche, non si voterà più per il Senato, diminuirà il numero dei deputati, e poi almeno due altre cose, come la soppressione del Cnl e la revisione del titolo V che, se si vogliono capire bene, è meglio studiarsele.

Purtroppo, da qualche giorno è vietato fare e pubblicare i sondaggi: finora era così facile indovinare il vincitore! Bastava sapere chi era in testa ai sondaggi per scommettere e vincere puntando su chi era indietro.
E invece non si sa su chi scommettere.
E pensare che per un nonnulla è mancata la certezza ancora prima di andare a votare. Da fonti segrete è uscita l’indiscrezione: Renzi e Berlusconi stavano per trovare un accordo: si vota tutti sì, lasciando da parte i grillini e la sinistra del Pd, se dopo il referendum e prima della scadenza del mandato del governo si cambia anche la legge che vieta la poligamia.

Circola in segreto nei salotti romani la foto di Renzi e Berlusconi che si stringono la mano: accordo fatto, se non proprio sulla poligamia, ma che si chiuda almeno un occhio su due mogli.
Ma Renzi e Berlusconi avevano fatto male i conti.
Non tanto perché si sarebbe ribellato l’elettorato femminile che tanto in due un marito se lo gestisce anche meglio. Ma perché Brunetta, il marito di Titti Giovannoni, ha fatto saltare l’accordo: a lui Titti ( l’avete vista in Tv?) basta e avanza.

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Campano a martello
Campano a martello
Niente paura: il campano di Palazzo Cavallo ha suonato a martello una volta sola, e per sbaglio. Successe il 16 luglio 1944 quando per festeggiare la liberazione di Arezzo, chi salì sulla torre, era troppo felice per pensare ai significati dei rintocchi. Bastava che il campano tornasse a suonare. Anche ora il campano vuol suonare come quel giorno di festa: agli aretini di allora bastò che suonasse, non importa se a martello, per sentirsi finalmente liberi. Perché non dovrebbe bastare anche agli aretini di oggi che suoni a martello anche per sbaglio, purchè risvegli la città dal sonno e festeggi una nuova conquista di libertà?

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