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Scandalo rifiuti, clamoroso risvolto ad Arezzo

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Scandalo rifiuti? Gradite un dettaglio inedito finora? Eccolo:

un importante studio di impatto ambientale del termodistruttore dei rifiuti di Arezzo, l’inceneritore di San Zeno, fu coordinato da un responsabile scientifico che non aveva sufficienti cognizioni scientifiche. Quel progetto era commissionato da SeiToscana ad uno studio ingegneristico emiliano che lo affidò ad una agenzia universitaria di Prato e andava ad analizzare la qualità dell’ aria e l’impatto di valenza sanitaria dell’impianto.

sei-toscana3Il titolare scientifico, oggi, ammette candidamente che non aveva le competenze tecniche richieste in quel settore. Era un mero prestanome. Di chi? Del direttore generale di Ato Toscana.

Se ne parla, tanto se ne parla, dalla scorsa settimana. Lo scandalo rifiuti è sulla bocca di tutti. E’ di dominio pubblico, dal giorno dell’arresto dell’ingegner Andrea Corti, il montevarchino di nascita ma residente a Poggibonsi, messo agli arresti domiciliari in qualità di direttore generale di Ato Toscana Sud.

Che gran casino che è scoppiato! Critiche e contro critiche. Ogni partito dice la sua. Ghinelli, eroe positivo di Ato Toscana Sud, prefigura un cambiamento di verso, grazie a due delibere approvate dall’assemblea dei sindaci, valse un nuovo direttore generale e la possibilità di evitare il commissariamento. Altri, invece, gli dicono, ma perché non azzeri tutto e non rifi una nuova gara di assegnazione del servizio? Ma lui, risponde noooo!!!, sarebbe un gran casino. Ma in tutto questo casino che già c’è, nessuno che si è chiesto:

ad Arezzo quando il direttore generale di Ato era nel pieno delle sue funzioni, cosa succedeva ad esempio all’inceneritore? E a Terranuova Bracciolini?

Ve lo racconta l’Ortica.sei-toscana4

Ma prima…abbiate pazienza, riassumiamo il quadro dell’inchiesta. Leggete velocemente questa parte. Vi rinfrescate la memoria e, poi, arriviamo al dunque.

L’Autorità Giudiziaria ritiene l’ingegner Corti implicato nella turbativa d’asta con cui sarebbe stata pilotata la gara per l’affidamento della gestione dei rifiuti integrati nelle province di Siena Arezzo Grosseto.

Una gara dal valore di 171.608.333,71 euro annui, indetta nel 2010 e assegnata due anni dopo a Raggruppamento Temporaneo Imprese “Progetto 6”. In pratica, SeiToscana, il gestore attuale a cui ciascuno di noi paga la Tari, la tassa sui rifiuti.

SeiToscana nacque dal cartello costituito da Siena Ambiente S.p.a, come capogruppo mandatario, e da altre 5 imprese mandanti. Tra esse, A.I.S.A.- Arezzo Impianti Servizi Ambientali. Aisa sappiamo benissimo cos’è.

Il bando di gara – secondo l’Autorità Giudiziaria – fu strutturato su misura di SeiToscana. Inserendovi vuoi degli oneri, vuoi delle clausole, in modo da demotivare qualunque concorrente dal partecipare all’asta di affidamento del servizio integrato dei rifiuti.

Perciò, ora il direttore generale di Ato è sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, a Poggibonsi. Contestualmente, sono interdetti dall’esercitare attività di impresa, in qualunque forma e per un anno, il direttore generale di un’altra partner di SeiToscana e l’amministratore delegato e legale di Siena Ambiente, pertanto dimessosi dall’incarico. Mentre altri due personaggi dell’inchiesta sono indagati ma non sono sottoposti ad alcuna misura cautelare in quanto già dimissionari dalla rispettive cariche.sei-toscana2

Questo è il quadro dello scandalo rifiuti in cui, secondo l’Autorità Gidiziaria, dentro c’è l’asta truccata e la corruzione del direttore generale dell’Ente Pubblico Comunità d’Ambito Toscana Sud, ossia l’Ato , e anche degli amministratori e dei soci di uno studio legale a cui Ato aveva delegato di curare la procedura della gara di appalto. Inoltre, degli amministratori dell’impresa aggiudicataria, l’amministratore e rappresentante legale della stessa impresa.

Noi, ognuno di noi soggetto alla Tari, paga i rifiuti a chi attualmente gestisce il servizio e riscuote la tassa ma è lì, a gestire, si trova lì grazie al non edificante quadro su cui verte l’inchiesta coordinata dalla Procura fiorentina.

Ma cosa succedeva ad Arezzo quando non si sapeva niente di niente di questo non edificante quadro? E l’ingegner Corti era nel pieno delle sue funzioni?

Abbiamo raccolto qualche rumors.

L’Autorità Giudiziaria sostiene che il direttore generale di Ato aveva “oliato” la gara a favore dell’aggiudicatario e guadagnava in consulenze. Dice anche: Corti è un docente universitario, un professore associato, tra l’altro è il responsabile scientifico dell’area ambiente di una società consortile del Polo Universitario pratese, a prevalente capitale pubblico. Specializzata anche in ingegneria ambientale e processi di trattamento e smaltimento dei rifiuti.

Ebbene, tale società si occupò ad Arezzo e a Terranuova Bracciolini della redazione di un progetto di studio dell’impatto ambientale presso l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti, a San Zeno, e presso quello di recupero di energia anaerobica sito nel comune valdarnese. Costo del progetto: 52mila euro. Finanziati da una società di ingegneria emiliana. Incaricata da SeiToscana di predisporre la documentazione necessaria alla valutazione di impatto ambientale dei due impianti aretini, nell’ambito del completamento della procedura di partecipazione alla gara per l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti nei comuni di Arezzo Siena Grosseto.

Chi doveva essere il responsabile di questo progetto affidato alla società consortile del Polo Universitario pratese? Il responsabile scientifico. Che però era anche direttore generale di Ato Toscana Sud.

Per cui che cosa accadde, onde evitare un comprensibile conflitto di interessi? Se quello studio lo avesse firmato lui, si sarebbe esposto a qualche casino inevitabile. Oh, qualche politico gli occhi li avrà avuti anche allora, no? sei-toscana1

Il progetto venne delegato ad un altro. Ebbene…

Stante voci molto accreditate, il responsabile scientifico factotum del direttore di Ato, rispondendo alle domande dell’Autorità Giudiziaria, avrebbe detto che lui, praticamente, era un prestanome, senza sufficiente cognizione scientifica in materia di impatto ambientale di un impianto di termovalorizzazione come l’inceneritore di San Zeno.

E questo raccontato è un dettaglio dello scandalo rifiuti. Certo, che fa impressione come dettaglio. Ma è un frammento.

(Continua)

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Felice Cini
Felice Cini
Mi piacerebbe essere Tristano ma sono Felicino, vorrei essere qualcuno ma sono nessuno. Mi piacerebbe raccontare qualcosa di buono ma non ho argomenti. Vorrei un argomento positivo sul mondo che ci circonda ma non mi piace granché ciò che ci circonda. Scrivo su l'Ortica per la mia passione per ciò che non va bene. Mi assomiglia.

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