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domenica, Marzo 31, 2024
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Dall’assessore fucile all’assessore motosega

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A leggere qualche giornale , in Comune c’è chi “si fregia del titolo di assessore motosega”.
E deve essere anche vero, perché qualcuno l’avrà pagata la ditta armata di motoseghe che capitozzano i lecci ai giardini della Stazione davanti ai marciapiedi fatti per i pedoni ma usati per parcheggiare l’automobile.

Ora, almeno, d’estate a dormire sui lecci spianati non ci andranno più gli storni, ci andranno solo i barboni che prima per dormire avevano solo le panchine. lecci2

Agli storni basterà un trasloco in centro, due colpi d’ala e tornano nelle vecchie case di Piazza Guido Monaco.
Avevano cambiato casa, perché se no la casa l’avrebbe cambiata chi in piazza Guido Monaco ci abita tutto l’anno.
Di notte e di giorno.

L’avevano cambiata perché non riuscivano più a dormire con quei finti urli delle cornacchie e quei finti colpi di fucile che sparava chi c’era prima in Comune.
E se gli storni tornano sui lecci in Piazza?
Poco male, l’assessore motosega potrà sempre fare come faceva l’assessore fucile.
Poveri stormi, provate a cambiare città.

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Campano a martello
Campano a martello
Niente paura: il campano di Palazzo Cavallo ha suonato a martello una volta sola, e per sbaglio. Successe il 16 luglio 1944 quando per festeggiare la liberazione di Arezzo, chi salì sulla torre, era troppo felice per pensare ai significati dei rintocchi. Bastava che il campano tornasse a suonare. Anche ora il campano vuol suonare come quel giorno di festa: agli aretini di allora bastò che suonasse, non importa se a martello, per sentirsi finalmente liberi. Perché non dovrebbe bastare anche agli aretini di oggi che suoni a martello anche per sbaglio, purchè risvegli la città dal sonno e festeggi una nuova conquista di libertà?

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