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Ranocchia e il nonnismo ad Arezzo. Ma Carrozzieri non gli ha mai alzato le mani

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Ho iniziato a giocare negli anni del nonnismo pesante in spogliatoio”. Lo ha detto Andrea Ranocchia in una intervista a cuore aperto al Corriere della Sera.

Ah sì? E chi erano i suoi persecutori? “Carrozzieri, Abbruscato e Mirko Conte – risponde al Corriere della Sera – Avevo 17 anni e, come se non bastasse, andavamo a giocare in campi terribili: quello di Arezzo era il più a nord del girone”.
Non hanno risposto Mirko Conte e Abbruscato. Ma Carrozzieri ha smentito: “Andrea Ranocchia – ha detto negli studi di Calciomercato su Sportitalia –deve ringraziarci: è arrivato all’Inter e in Nazionale perché ha avuto esempi in difesa come me e Mirko Conte.
Non so come mai ha tirato fuori questa cosa, io non ho mai alzato le mani, però mi facevo rispettare.

Come si ottiene il rispetto ?
Con le entrate in partitella per far capire a un ragazzino che deve star buono.
Non è nonnismo, sono cose che capitano. Capitò negli spogliatoi anche con Cassano”.

Insomma Ranocchia le prendeva e stava buono, per imparare come si gioca in difesa, Cassano invece le prendeva e imparava le cassanate.
Forse tutti due hanno sbagliato i maestri.

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Campano a martello
Campano a martello
Niente paura: il campano di Palazzo Cavallo ha suonato a martello una volta sola, e per sbaglio. Successe il 16 luglio 1944 quando per festeggiare la liberazione di Arezzo, chi salì sulla torre, era troppo felice per pensare ai significati dei rintocchi. Bastava che il campano tornasse a suonare. Anche ora il campano vuol suonare come quel giorno di festa: agli aretini di allora bastò che suonasse, non importa se a martello, per sentirsi finalmente liberi. Perché non dovrebbe bastare anche agli aretini di oggi che suoni a martello anche per sbaglio, purchè risvegli la città dal sonno e festeggi una nuova conquista di libertà?

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