E’ inutile, Arezzo è una città demenziale per quanto riguarda la cultura, la trasmissione della cultura, la socializzazione della cultura, la popolarizzazione della cultura
Ricordi l’anno scorso, per esempio, era fine luglio… vincendo la tua quotidiana resistenza ad addentrarti nella piccola movida di lustrini e paillettes d’ordinanza, esci e vai in Piazza San Francesco, dove è previsto un incontro con il filosofo Ermanno Bencivenga sui temi, a partire da un suo saggio appena pubblicato, del bello e del sublime nelle immagini.
Il luogo è meraviglioso, la chiesa omonima con la sua facciata di un rustico sacro (e con all’interno i famosi affreschi di Piero) prospetta sul sagrato, rialzato rispetto al piano della piazza, e l’affacciarsi di viuzze medievali conferisce un’aura di passato importante ancorché non pedante.
La sera è fresca, soffia un venticello, si sta bene. Il moderatore e il filosofo cominciano a parlare: di due o tre microfoni ne funzionano, a intermittenza, metà, mentre la cornice all’evento è rappresentata da locali affollati, con gente che ti chiacchiera a due metri due di distanza, che bercia, musica alta, ordinazioni ai tavolini.
Per cui, stando a quanto senti, “il sublime per Kant è diocaro so’ stato alle Bindi de Monte San Savino e la cosmologia del sacro di Piero è qualcosa per cui gli antichi alò unn’ avellare comunque che cicala quella Madonna del Parto è il controcanto perfetto alle veline di Antonio Ricci di oggi”.
L’incontro, di per sé già non memorabile poiché, di fatto, una presentazione furbetta e poco divulgativa del libro in questione, diventa quindi una sfida alle leggi di gravità dell’acustica.
Tradotto: non si sente un cazzo.
Alla fine, comunque sia, nonostante tutto, provi a fare una domanda al filosofo: “Secondo le categorie di Kant e le sue, un regista come Stanley Kubrick (buon compleanno, amore mio!) si situa più nel campo del bello o del sublime?”, e ti senti rispondere più o meno “Dipende dai film”, e ci sta ovviamente, “per esempio Barry Lyndon lo vedo più nel campo del bello”. … … … MA IO TI AMMAZZO IL CANE, MADONNACARA!